La carica di cavalleria che salvò l'Europa: così a Vienna fu rotto l'assedio

A Vienna nel 1683 i polacchi sostennero l'Impero austriaco nel travolgere i turchi nel corso dell'ultima battaglia che salvò l'Europa

La carica di cavalleria che salvò l'Europa: così a Vienna fu rotto l'assedio
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Vienna,11 settembre 1683. Sul Monte Calvo, il rilievo del Kahlenberg a poca distanza dalla capitale dell'Impero asburgico, una confusa mischia coinvolge le truppe ottomane intente a porle sotto assedio e le forze dell'imperatore Leopoldo I. L'assedio turco a Vienna, il secondo dopo quello del 1529, è giunto alla sua giornata conclusiva. Oltre un secolo dopo la battaglia di Lepanto, l'Europa si trova davanti alla nuova avanzata del Gran Turco, questa volta via terra. I giannizzeri, le forze speciali più avanzate dell'esercito ottomano, e le forze del duca Carlo V di Lorena, al cui interno spicca un giovane ufficiale che farà carriera, Eugenio di Savoia, combattono con asprezza a pochi chilometri dalla città assediata. Allora si temeva che per l'Europa potesse nuovamente materializzarsi la grande paura dell'invasione turca, ma alla prova dei fatti un solo attacco bastò a cambiare il corso dell'assedio e, a suo modo, la storia.

"Gesùmmaria": nel pieno della mischia un grido risuona e in men che non si dica il Monte Calvo è invaso da quella che pare una legione di angeli. Sono cavalieri corazzati, armati di sciabola e di una lancia di sei metri, sulle spalle portano impalcature lignee a cui è attaccata una collezione di piume d'uccello, che formano strutture simili a ali, rendono più imponente il combattente, producono, durante la carica, un sibilo e un fruscio che terrorizzano i nemici. Sono gli ussari alati, l'elemento cardine dell'esercito del re di Polonia Giovanni III Sobieski accorso in salvezza alla città. Quattro battaglioni travolgono i turchi, 15mila uomini restano sul campo, l'esercito ottomano subisce una nuova batosta, questa volta definitiva. Nel 1664 era stato fermato nella sua avanzata dagli eserciti imperiali guidati da Raimondo Montecuccoli (1609-1680) nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria, per poi riprendere la marcia in seguito alle pressioni esercitate da Luigi XIV di Francia su Istanbul per prendere l'iniziativa contro l'Impero degli Asburgo. Nel 1683 il freno all'avanzata diventa rotta e si trasforma, negli anni successivi, in controffensiva tra l'Ungheria e i Balcani.

Da luglio a settembre andò in scena l'ultima "Grande Paura", il metus di una conquista turca del cuore dell'Europa già diffusosi dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, il primo assedio di Vienna nel 1529 e la sfida di Lepanto del 1571. La carica dei polacchi diede sostanza all'ultima grande coalizione nata per fini religiosi nella storia Europea, in una fase storica in cui anche il re di Francia aveva da tempo scelto una strada alternativa, come del resto gli schieramenti della Guerra dei Trent'Anni avevano confermato. Così fuori dal tempo e così a sé, l'episodio dell'assedio guidato da Kara Mustafa Pasha non era apparso come un canto del cigno, anzi, ma come la continuazione di una smodata ambizione di dominio da parte dei turchi. Alla prova dei fatti fu un passo più lungo della gamba, una scommessa azzardata che la Sublime Porta pagò con l'inizio del suo declino. Il gap tra le organizzazioni militari europee e quelle turche si era chiuso, l'arte delle fortificazioni aveva prodotto capisaldi pressoché inespugnabili, il calo del morale e dell'organizzazione tuca rese meno sopportabili le perdite. Il primo 11 settembre della storia fu però deciso da un vero e proprio episodio di guerra psicologica: la comparsa degli Ussari terrorizzò enormemente i turchi, ne abbatté il morale, fu vista come un segno divino di punizione.

La Lepanto di terraferma fu decisa da un episodio risolutore, e il riflusso della marea turca portò con sé l'avanzata degli stendardi e dei domini degli Asburgo. Affamati di espansione territoriale e del ritorno alla corona di aree cruciali come l'Ungheria. Da allora in avanti, sarebbe stata la politica e la fame di espansione territoriale, piuttosto che il dualismo tra islam e cristianesimo, a guidare l'assalto continuamente condotto da Austria-Ungheria, Russia e altre potenze all'Impero ottomano. Condotto al declino da una batosta irrimediabile dovuta a troppa hybris dei suoi capi militari, convinti che Vienna sarebbe potuta cadere.

L'Europa fu in un certo senso salvata un'ultima volta dopo Lepanto: ultima "guerra di religione" d'Europa, l'assedio di Vienna è stata l'ultima battaglia connotabile a toni netti sotto questo punto di vista, e la sua straordinaria natura anacronistica è paragonabile solo al suo ruolo di spartiacque storico. In seguito mascherare la logica di potenza con nobili ideali sarebbe stato molto più difficile: e l'assalto alla diligenza ottomana dei secoli successivi lo avrebbe testimoniato.

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