La crisi dovuta al Coronavirus ha impresso una decisa accelerazione al modo in cui pensiamo alle nostre città. La pandemia ha fatto emergere nuove esigenze e ha imposto la revisione di tutte le priorità. Il distanziamento sociale parla da sé: ci vuole più spazio e una diversa capacità di gestirlo. Agli architetti, ai sognatori e anche a noi comuni cittadini il compito di immaginare il futuro, senza preclusioni e senza tesi preconfezionate. Naturalmente, lo sviluppo tecnologico è destinato ad assecondare le mutate condizioni. Ma anche a influenzarle pesantemente. La «smart city» iperconnessa è un'opportunità o una minaccia alla privacy, alla libertà e perfino alla sicurezza? O meglio. A quali condizioni la «smart city» è una opportunità senza essere una minaccia? I paletti sono tutti da fissare e il dibattito è aperto. In questo numero speciale cominciamo a raccogliere le idee. L'architetto Stefano Boeri ci aiuta a «vedere» come potrebbero essere le città dopo l'epidemia. Luca Doninelli riflette sulla scala di valori della nostra società, che trova sempre un riflesso nell'architettura e nell'urbanistica. Luca Beatrice ci accompagna in un viaggio a ritroso (o nel futuro?) nella Biennale d'Architettura (che dopo quarant'anni non si farà per la prima volta). Vittorio Sgarbi illustra come l'arte ha immaginato le città utopiche o distopiche. Alessandro Gnocchi descrive le incredibili analogie tra i racconti di E.M.
Forster, freschi di Oscar Mondadori, e l'esperienza dell'isolamento in casa. Le illustrazioni visionarie di tutte le pagine sono opere di Giacomo Costa, tra distopia e utopia, e sono incluse nel suo libro in uscita (A helpful guide to nowhere, Damiani editore).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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