Le classi sociali esistono anche tra scrittori E si fanno sentire

da Mantova

Fedele alla filosofia spicciola in cui si dice che la gente è se stessa solo quando si tratta di salute e di soldi, mi accingo verso l'ufficio rimborsi spese. Lì c'è Beppe Severgnini che stoppa una conversazione tra Percival Everett e la tipa dei biglietti. Beppe sostiene di avere un buono pasto da 30 euro ma di avere preso solo un Primo piatto. «Impossibile che costi così tanto un Primo...» dice e chiede di verificare tutto. Poi scambia due parole con Percival, seduto lì accanto, che non capisce bene chi sia quel signore con un casco bianco in testa. C'è Fabio, coso come si chiama, Genovesi, che gira come un ossesso per ogni bar, praticamente rapito non so bene se dall'ufficio stampa o da qualche giornalista di qualche gazzettino maremmano. Coso indossa un giubbetto verde e ha le movenze del collo da picchio. Dopo incontra Capossela poveretto anche lui, quest'anno si è fatto tutte le sagre della porchetta italiane. Festival compresi. De Giovanni, Manzini e Carlotto non gli sembra vero di essere ancora gli stessi di quando erano De Giovanni, Manzini e Carlotto. Soprattutto ai primi due.

Mentre Lucarelli, che ieri era in scena e indossava la solita Polo stinta nera, oggi è più rilassato e gira con una giacca chiara di cotone. Meteorologo mette pioggia, infatti. Ma poi non ho capito: perché ho visto Cesari dell'Einaudi al ristorante in centro, Lucarelli al ristorante in centro, Severgnini con il problema dei 30 euro in centro, e poi tutti gli altri invece li ritrovo in mensa. Ecco sì, verifichiamo: vado in mensa dove possono accedere solo gli scrittori: c'è Gambarotta che mangia, c'è Belpoliti che mangia, il traduttore di poeti estinti, l'autrice per bambini, l'antropologo meridionalista. Qui tutti fanno democraticamente la coda col vassoio. Son tutti lì a offrirmi un Buono mensa e non capisco perché l'uomo tenda sempre a creare «classi sociali» appena entra in un contesto con più di due persone: quelli che vanno in mensa, quelli che vanno al ristorante e gli rimborsano un primo a 30 euro.

Poi so per certo che c'è sempre qualcuno che osa di più e va ai pranzi e alle cene nobiliari invitati dai ricchi aristocratici: quando era venuto Amitav Ghosh in un palazzo del centro storico fecero un banchetto degno di Eleonora Gonzaga. Poi ci sono i fuoriclasse come Poli che vagano raminghi con farfallino blu impeccabile e mocassini morbidi come guanti. Quelli come lui volano.

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