Geoff Dyer e "L'infinito istante" della fotografia

Per Geoff Dyer la fotografia è un mezzo attraverso cui avviene il racconto delle piccole e grandi storie dell’umanità. Nel libro L'infinito istante. Saggio sulla fotografia l'autore offre un punto di vista originale

Geoff Dyer e "L'infinito istante" della fotografia

Un libro sulla fotografia scritto da un non fotografo. Nelle 392 pagine de L'infinito istante. Saggio sulla fotografia, Geoff Dyer ripercorre le vicende di alcuni tra i più grandi fotografi della storia del secolo scorso, per lo più statunitensi. Lo fa offrendo al pubblico una visione trasversale della fotografia stessa, grazie alla quale il lettore potrà proiettarsi oltre la semplice immagine che si troverà di fronte. Una foto, infatti, non è soltanto una foto.

Oltre la foto

L'infinito istante. Saggio sulla fotografia, edito da Il Saggiatore e tradotto da Maria Virdis, è, appunto, un saggio che però si legge come un romanzo dotato del massimo rigore storico. Il testo rappresenta una bussola fondamentale per chiunque intenda approfondire la conoscenza di fotografi come Stieglitz, Evans, Strand, Weston, Lange, Cartier-Bresson. "Dyer mette a fuoco una serie di intuizioni sagaci e originali sul lavoro di un gruppo di artisti su cui sembrava si fosse già detto tutto", ha scritto il New York Times.

Nel secolo scorso, d'altronde, la fotografia si impose definitivamente come arte. Per Dyer, quindi, la fotografia non è altro che un mezzo attraverso cui avviene il racconto delle piccole e grandi storie dell’umanità. Come la scrittura e il jazz, anche la fotografia sa andare oltre il significato del soggetto dell’opera, ma è necessario affinare la propria sensibilità. L'autore effettua un complicato esercizio: distinguere i fili che legano generazioni di fotografi che, pur non essendosi mai incontrati, entrano in contatto incuranti del tempo e dello spazio grazie alla ripetizione dell’identico.

Dyer riunisce così gli scatti di Alfred Stieglitz, Paul Strand, Walker Evans, André Kertész, Dorothea Lange, Diane Arbus e William Eggleston. La scoperta è originale: fotografare le stesse scene e gli stessi oggetti (dalle panchine ai cappelli, dalle strade alle finestre) crea tra i vari fotografi un dialogo costante, una conversazione a più voci.

L'infinito istante

Il genio di Dyer

Quello del britannico Dyer è lo sguardo di uno scrittore che non possiede una macchina fotografica per sua stessa ammissione, e che può quindi abbandonarsi all’esperienza intima e personale dell’immagine. E così, se la fotografia cambia il modo in cui vediamo il mondo, Geoff Dyer cambia il modo in cui guardiamo entrambi. L'autore è infatti considerato in patria tra gli autori più originali degli ultimi anni ed è noto in Italia soprattutto per il suo Natura morta con custodia di sax.

Oltre che di musica Dyer è anche, da sempre, appassionato di fotografia. Eppure, confessa l'autore in questo nuovo libro: "Le sole volte che scatto delle foto è quando i turisti mi chiedono di fargliene una, con la loro macchina. (Queste rare opere sono adesso disperse in giro per il mondo in collezioni private, soprattutto in Giappone)". Ma così come il non conoscere la musica non gli ha impedito di scrivere un libro in piena empatia con l'universo del jazz, Dyer ha ora bilanciato questo apparente svantaggio con tutta l'originalità che i lettori gli riconoscono e ha scritto una particolarissima storia della fotografia.

Cercando di identificarne gli stili specifici, Dyer guarda al modo in cui figure di riferimento hanno fotografato gli stessi oggetti: "Volevo capire se lo stile può essere identificato nel e dal contenuto, se è inerente a esso.

L'unico modo per farlo era vedere come persone diverse fotografavano la stessa cosa". Il risultato è un racconto sui generis e divertente in i fotografi citati, molti dei quali non si incontrarono mai, vengono continuamente a contatto gli uni con gli altri.

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