Giocò con le parole In due libri l'eredità di Cortázar

Non c'è dubbio: il 2014 ricorda i nomi di molti prestigiosi autori ispanoamericani; a partire dal colombiano García Márquez, recentemente scomparso, e quelli del messicano premio Nobel Octavio Paz, del cileno Nicanor Parra, premio Cervantes, tuttora vivo ed attivo, e dell'argentino Julio Cortázar (1914-1984), dei quali ricorre quest'anno il centenario della loro nascita. All'ultimo scrittore l'editoria italiana dedica due libri significativi: Un tal Lucas del 1979 (trad. di Ilide Carmignani, Edizioni Sur, pagg. 108, euro 15), ora proposto nella sua versione integrale, mentre Einaudi pubblica le sue Lezioni di letteratura, tenute nel 1980 all'Università di Berkeley. La domanda è cosa resti del legato letterario lasciato dallo scrittore, poeta, saggista e drammaturgo, nato a Bruxelles da genitori argentini, naturalizzato francese e morto a Parigi trent'anni fa: un arco di tempo sufficiente per valutare l'opera di un autore, ammirato da Calvino, e paragonato a Cechov e Edgar Allan Poe, e che ha occupato a lungo la scena letteraria europea, oltre a quella latinoamericana, rinnovando la scrittura con effetti dirompenti.
Mosso da molteplici interessi (il jazz, il cinema, la poesia, la musica, i viaggi, la politica, ecc.), lo scrittore si rivela uomo profondamente curioso ed innamorato della vita come della letteratura. Del resto per Julio il fantastico è esperienza vissuta, non mentale. Lo scrittore lo precisa in alcune interviste affermando che le trame della sua prima esperienza letteraria, i libri Bestiario e Fine del gioco (1956), considerati da alcuni critici frutto di allucinazioni, sono in realtà esperienze creative che toccano il sangue e la carne.
La sua preoccupazione costante è il linguaggio, che considera una ricchezza ereditata da cui nasce l'esigenza di introdurre innovazioni e trasgressioni (umorismo, gioco, ironia), capaci di tradurre una nuova visione del mondo. Il giro del giorno in ottanta mondi, Componibile 62, Ottaedro propongono una sintassi continuamente spezzata e violentata dall'ingresso del parlato, di palindromi e nonsenso. Una scrittura che sperimenta flussi surreali, gergo argentino e lessico tecnologico, mescolando brani di fiction a slogan pubblicitari; oppure torna al puro suono della parola che annulla il senso, al verbum primordiale che identifica la verità con la poesia.
Anche le due raccolte uscite in Italia, Un tal Lucas e Lezioni di letteratura, sono esempi che mostrano i due alter ego dialoganti dello scrittore. Il primo libro, ludico ed umoristico, è una collezione di bozzetti privi di alcuna correlazione di tempo e senso, che tuttavia non nasconde gli incontri, le esperienze e le sorprese surreali della quotidianità; il secondo impartisce lezioni non certo accademiche su letture, aspetti vari della vita, l'impegno sociale, il linguaggio, il fantastico, il gioco, l'erotismo, e ancora sul meccanismo segreto di alcuni suoi racconti.

In generale, la prosa di Cortázar sembra seguire il dettato prorompente di un medium: non cerca un ordine preciso, comunicabile, bensì naviga negli spazi di una lingua che, nell'inventare se stessa, apre le porte a un mondo pieno di mistero e fantasia.

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