Oggi disponibile a 1,99 euro "Libertà e nazione" di Lord Acton SCARICA L'EBOOK QUI
I testi giustapposti in "Libertà e nazione" forniscono una stimolante prospettiva sul progetto, ahinoi incompiuto, che ha segnato l’esperienza intellettuale di Lord Acton: una storia della libertà, in grado d’illustrare le vie – talora impervie – attraverso cui essa si è dipanata nelle vicende umane e le circostanze che l’hanno, invece, ostacolata.
Un ruolo centrale nell’affermazione della libertà ebbe il cattolicesimo, inteso come fede e come istituzione. Come fede per la portata universale della rivelazione, insofferente a ogni sorta di limitazione politica; come istituzione perché la Chiesa si avvide, con l’avvento del feudalesimo, che la propria indipendenza era minacciata dagli usi germanici: e si risolse a sciogliere l’abbraccio velenoso che l’aveva legata al potere a partire dalla tarda età imperiale. Fu, questa, una determinazione attuata con qualche ambiguità nel corso dei secoli seguenti: sicché, nell’elettrocardiogramma della libertà, picchi e abissi spesso coincidono con gli alterni successi del papato. Tuttavia, o proprio per questo, Acton credette fermamente che libertà civile e libertà religiosa non potessero prescindere l’una dall’altra.
Viceversa, egli considerò il nazionalismo – teoria persino più “assurda e criminale” del socialismo – una grave minaccia alla libertà civile. I diritti collettivi delle nazioni furono trascurati per secoli: la dialettica politica opponeva unicamente gli interessi dello stato (difesi dagli assolutisti) a quelli dell’individuo (sostenuti dai liberali); e i confini territoriali erano determinati principalmente da vicende famigliari: matrimoni e alleanze. Fu la Rivoluzione francese a risvegliare il sentimento nazionalistico: con grave detrimento per la libertà. In Acton, essa lievita nella diversità: la convivenza di diverse opinioni, di diversi interessi, di diverse etnie favorisce l’indipendenza degli individui. La presenza di diverse nazioni sotto un solo potere sovrano garantisce una mediazione e uno schermo rispetto a quest’ultimo: ha, in ciò, effetti simili all’indipendenza della Chiesa dallo stato. Egli non nega la legittimità di una qualche forma di patriottismo: inteso, però, come adesione etica alla nazione politica e non come legame biologico con la razza. Così, gli stati più perfetti sono quelli in cui numerose razze si compenetrano. Viceversa, lo stato diviene inevitabilmente assoluto se asservito a un unico interesse, sia pure quello nazionale: e in ciò risiede la superiorità della libertà, “fine politico supremo”, che beneficia tutti gli altri, invece di fagocitarli.
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