Quando l'antirazzismo era roba seria

I racconti di Richard Wright ci riportano alle radici dei conflitti che dilaniano gli Usa

Quando l'antirazzismo era roba seria

«Una società destinata sempre a una guerra contro se stessa»: è quella ritratta, quasi profeticamente se pensiamo alla situazione politica incerta che infiamma da mesi gli Stati Uniti, da Richard Wright, uno dei giganti della letteratura americana del '900. Lo scrittore già autore del longseller Black Boy (tradotto in Italia da Einaudi con il titolo Ragazzo Negro ) e dei celebri I figli dello Zio Tom fotografa questa realtà di conflitti razziali sottopelle in Otto Uomini, racconti pubblicati nel 1961, soltanto ora tradotti in Italia e nelle librerie da giovedì per la casa editrice Racconti Edizioni.

In queste prose brevi del quale diamo in anteprima assoluta uno stralcio- il fanatismo è da entrambe le parti: la società bianca e la società nera. Non siamo più ai livelli degli anni '60, ancora in forte atmosfera di segregazione, ma Wright riesce a raccontarci incredibilmente proprio l'oggi: perché da sempre, pur «usando le parole come armi», è stato molte volte accusato di non essere uno scrittore militante e un attivista per i diritti dei neri perché troppo borghese. Richard Wright è uno scrittore più esistenzialista e questo lo si comprende a ogni sua pagina anche di questi racconti che sono la sua ultima opera in vita e pubblicati postumi (nato nel 1908 a Natchez, Mississippi, è morto a Parigi nel 1960).

Ci racconta già tutte le contraddizioni che animano la società americana di oggi: un adolescente che compra un'arma per sentirsi più adulto, un disoccupato costretto a inventarsi qualsiasi stratagemma per pagare le rate del mutuo e tanti altri uomini condannati a essere se stessi più dalle proprie ombre che dal colore della pelle. Otto racconti che stravolgono la scrittura afroamericana come si era sviluppata sino a quei tempi (da Ralph Ellison a James Baldwin) e che ci ricordano da vicino l'immersione nel reale alla Sherwood Anderson, tanto da essere ammirato anche da Gertude Stein la scrittrice che lo volle nel suo buon rifugio di scrittori a Parigi.

Uno

scrittore raro, che ha molto lottato contro la strumentalizzazione del razzismo da parte del Partito Comunista Americano. Strumentalizzazione ancor oggi attualissima e che Wright riesce a far sgretolare più di mille discorsi.

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