Quei ragazzi che incendiarono la notte. In nome delle generazioni future

Pubblichiamo, per gentile concessione dell'autore, la postfazione a Come fuochi nella notte (Settimo Sigillo)

Quei ragazzi che incendiarono la notte. In nome delle generazioni future

Anche i duri a volte hanno gli occhi lucidi. Soprattutto quando se ne va un loro caro amico, compagno di mille battaglie. Ma cos'ha fatto l'essere umano per meritarsi la condanna a morte? È questa la terribile domanda che si pone Tommaso davanti alla bara di Alfredo che da tempo era in coma.

La notizia che li ha lasciati, arriva in piena notte agli amici fidati e li colpisce più di un proiettile. È la fine della vita di Alfredo, camerata integerrimo, che dal suo letto di ospedale è, in un primo momento, il vero protagonista del romanzo con i suoi ricordi, le sue allucinazioni e anche con le sue passioni, tant’è che gli amici non gli fanno mancare il supporto della musica classica che tanto amava.

In queste pagine c'è Cesare Ferri, nihilista tutto d'un pezzo, uomo che vive di sentimenti, di grandi slanci ma anche di brusche chiusure emotive. Chi lo conosce sa che non ama essere definito reduce ma, se proprio lo si vuole etichettare, veterano, in quanto non ha ancora smesso di lottare dai tempi della giovinezza. È semplicemente più vecchio di allora, ed è un veterano perché non abiura, non si arrende, è fedelmente legato al passato ma con una lucida visione dell'attualità, quindi del presente, e ha lo sguardo rivolto al futuro.

Ed è ciò che si ritrova nel romanzo: passato, presente e futuro. Questa storia d'amore, di morte e di ricordi è ambientata nel 2003, mentre l'opera precedente, I giorni dell'onore, viaggiava in un futuro distopico nel (non lontanissimo, se ci pensiamo bene) 2035. All'autore piace giocare con i tempi e con i luoghi con estrema originalità. Originale è l'inserimento, all'interno della storia, di una breve commedia. Così Ferri, che è anche commediografo, passa con disinvoltura prima dalla forma letteraria a quella teatrale e poi viceversa, senza perdere il filo logico, anzi alzando il tasso di tensione del romanzo.

Naturalmente gli amici sono camerati, personaggi che hanno vissuto un passato comune che non si logora ma anzi si rafforza col trascorrere del tempo. Oltre ad Alfredo è Luca quello che ricorda di più Cesare Ferri: Luca così generoso, così in lotta contro l'ingiustizia (ricordiamoci il pestaggio dello stalker), così diffidente nell'aprirsi a chiunque e così nemico dei luoghi comuni. Tutti i personaggi hanno qualcosa che li accomuna: caratterialmente diversi l'uno dall'altro, nonostante le umane fragilità e debolezze, nonostante la vita sputi loro in faccia spesso e volentieri, sono tuttavia ugualmente consapevoli che un’esistenza senza scopo non ha senso ed è solo un inutile passaggio sulla terra.

Il romanzo ruota inizialmente intorno ad Alfredo, come si diceva, ma anche se egli muore, è comunque sempre presente, quasi fosse ancora vivo, attraverso il dolore e la sofferenza degli altri tre che pure continuano a lottare giorno dopo giorno perché bisogna andare avanti. Ed ecco allora che il lettore si imbatte nell’amore tra Tommaso e Adele (pur tra mille paure e ritrosie), nella delusione amorosa di Luca, lui così chiuso e refrattario ai rapporti di coppia.

Alla fine è proprio Luca che se ne va “cercando un altro Egitto”, come canta De Gregori. È un allontanamento, non una resa: non ne può più delle nefandezze della nostra società e quindi parte per il Madagascar, dove pensa di poter meglio ascoltare se stesso. Ciò non toglie, comunque, che sia sempre pronto, all'occorrenza, a tornare dai vecchi amici rinsaldando così un legame che niente e nessuno potrà mai sciogliere.

Due temi cari all’Autore emergono in modo particolare in questo suo lavoro: il rifiuto della resa e il dovere della testimonianza. Dice Tommaso a Lucrezia: “Ma noi dobbiamo resistere: in questa epoca buia, nessuno ci impedirà di essere come fuochi nella notte per chi verrà dopo di noi.” L’adesso in prospettiva del dopo...

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