Dal rigattiere di parole: "Puntiscritto"

Dal rigattiere di parole: "Puntiscritto"

Secondo la definizione ricorrente è “la cifra tracciata o ricamata su un capo di biancheria come segno di riconoscimento” (Hoepli), “segno che si fa con lettera d’alfabeto su dei panni per dinotare il loro padrone” (Cardinali-Borrelli, Tommaseo).

Parola pressoché perduta, ormai rara sui dizionari moderni. Sembra tuttavia la voce più precisa per indicare quello che tanti chiamano “cifra” o “monogramma”, presente su camicie, asciugamani, fazzoletti. Monogramma, per il Cardinali-Borrelli, è “carattere fittizio, composto dalle principali lettere di un nome, e talvolta di tutte; cifra formata di parecchie lettere connesse insieme, cui bisogna distinguere dalle iniziali e dalle abbreviazioni”. “Cifra” o “cifera” è “abbreviatura del nome, che si pone in sigilli e simili” (Tommaseo).

Per il Palazzi puntiscritto è il “segno fatto con lettere d’alfabeto, che si mette sulla biancheria per denotarne il padrone”; alla parola “biancheria” spiega: “i panni di lino o di cotone imbiancato, che servono per gli usi personali e della casa” (siamo negli anni Quaranta del Novecento). Un secolo prima il Panlessico, analogamente, definisce il puntiscritto “segno sui pannolini o altro che ne dinota il proprietario”.

Per il Petrocchi è la “marca della biancheria”, e alla voce marca spiega: “contrassegno fatto con un bollo, con tinta o coll’ago trattandosi di iniziali”, e fa l’esempio: “fazzoletti, pezzòle, tovaglioli senza marca”, cosa che oggi avrebbe ben diverso significato. La marca era anche “il segno e le lettere fatte col ferro rovente nell’anca dei quadrupedi, specialmente cavalli”.

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