Storico accademico e militante libertario, studioso dell’ebraismo e appassionato difensore delle ragioni di quanti si battono per la propria indipendenza (disgregando Stati nazionali illegittimi e tenuti assieme solo dal monopolio della violenza), Paolo L. Bernardini è un cultore di cose americane. E con questo suo America non ha scritto un libro in nessun modo “kafkiano”, nonostante il titolo sia identico a quello del celebre romanzo incompiuto, ma invece un’esplorazione dei luoghi, dei valori e delle contraddizioni di quell’universo che tanto è importante per i liberali classici e i libertari.
Il volume include testi di diversa origine, scritti dal 2002 al 2006, ma ha una sua unità profonda. Che si parli dell’atea Ayn Rand come del cattolico tradizionalista (e ferocemente antistatalista) Tom Wood, che ci si muova in California o in Alabama, il libro ha sempre al centro il sogno di un’America che si è concepita fin dall’inizio come il Paese delle opportunità, del merito, della libertà di fare e intraprendere. Una società che se non sempre ha mantenuto fede alle promesse, in molti casi ha posto le premesse per esiti straordinari in termini di civiltà, prosperità, libertà.
In queste pagine la storia e l’attualità s’intrecciano di continuo, anche perché non si può comprendere il radicalismo liberale americano se si ignora un pensatore (ma che fu anche presidente degli Stati Uniti e molte altre cose) come Thomas Jefferson e uno scienziato visionario come Benjamin Franklin, un poeta come Walt Whitman e un critico letterario di genio come Albert Jay Nock. In particolare, con questo suo libro Bernardini ci offre quell’America che spesso rimane nascosta, perché meno facilmente riconoscibile e accettabile da questa parte dell’Atlantico.
Talvolta mi è capitato di dire che esiste l’America della coca-cola e del basket, che tutti conoscono perché è stata bene esportata ovunque. Ma oltre a questa esiste l’America della root-beer e del football, veramente incomprensibile ai non-americani e che pure non è meno importante. Ecco: Bernardini prende per mano il lettore e gli mostra come la cultura statunitense non sia soltanto Hemingway e Dewey, Fitzgerald e Roosevelt. Oltre all’America che piace agli europei, c’è anche un’America profonda, lontana da Hollywood e dal New England, ma non per questo meno americana e forse anzi un po’ di più.
In questo senso è significativo il capitolo dedicato all’aforistica libertaria, costruito attorno a Nock e a Henry Haskins, un uomo d’affari che fu attivo a Wall
Street nella prima metà del Novecento e a cui si devono espressioni fulminanti. Offre percorsi ironici e perfino paradossali per avvicinarsi ai segreti di una società che, nonostante tutto, ha ancora molto da dare al mondo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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