La strada per il cuore del mondo: come nascono le "vie della seta"

Le "vie della seta" hanno plasmato per secoli le relazioni commerciali e culturali tra i maggiori poli di civiltà dell'Eurasia

La strada per il cuore del mondo: come nascono le "vie della seta"

In un mito dell'Antica Grecia il re degli dei, Zeus, libera due aquile alle opposte estremità della Terra, ordinando loro di volare una incontro all'altra, posizionando poi una pietra, l'omphalos, l'ombelico del mondo, nel punto del loro incontro. L'idea della necessità di un baricentro del sistema-mondo era chiara già nella culla della civiltà europea. Una civiltà che, durante l'epopea imperiale di Alessandro Magno, seppe incamminarsi sulle rotte dell'Oriente creando, tra fragili conquiste militari e ben più radicati innesti culturali e commerciali, l'architettura su cui si sarebbero plasmati i contatti tra i principali centri di civilizzazione umana dell'Eurasia antica. Mediterraneo, Mesopotamia, Valle dell'Indo, Cina: sistemi in comunicazione, in contatto, talvolta in scontro. Collegati da interscambi di merci e persone continui, per quanto con dimensioni alterne nei flussi e nell'entità, da rotte che la storiografia ottocentesca ha comunemente definito "vie della seta".

Pensare alla storia antica in termini di sistema-mondo è un esercizio compiuto da diversi studiosi che hanno guardato oltre l'idea dell'incomunicabilità tra Oriente e Occidente. E tra questi si segnala lo storico Peter Frankopan che ne Le vie della seta - Una nuova storia del mondo ha riflettuto approfonditamente sul peso esercitato dal mai interrotto flusso di contatti umani, culturali e commerciali che nello spazio euroasiatico è andato in scena dall'età ellenistica in avanti, contribuendo a dare sostanza al mito delle aquile di Zeus. La successione di imperi, civiltà, popoli ha portato con sé profondi sviluppi nelle strategie politiche ed economiche dei sovrani e degli Stati, che ci permette di leggere all'osmotico rapporto tra Oriente e Occidente come a un continuum.

Le nuove vie della seta di Peter Frankopan

Fu attraverso il contatto tra Occidente e Oriente garantito dalle rotte commerciali che Roma e la Cina poterono avere, tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C. chiara contezza della reciproca esistenza, scambiarsi ambascerie e sviluppare un traffico commerciale basato proprio sulla seta e mediato dalle basi dell'Asia centrale; fu attraverso il polmone delle linee commerciali che si creò un flusso di conoscenza e cultura che ai tempi dei primi califfi arabi permise la nascita della civiltà musulmana e l'apertura di una fase di scoperte scientifiche, matematiche e tecnologiche senza precedenti nell'Evo antico, oltre alla salvezza di molti tesori intellettuali dell'età greca e romana; l'epopea di città come Samarcanda visse proprio grazie all'importanza assunta da queste rotte percorse a lungo da viandanti, mercanti e avventurieri senza nome e trascurate spesso da una storiografia ufficiale che ha mancato di cogliere le logiche di sistema studiate da Frankopan.

L'omphalos delle vie della seta antiche somigliava curiosamente a quello oggi individuato dalla Repubblica Popolare come chiave di volta del sistema della Belt and Road Initiative, a testimonianza della valenza del fattore geografico nella storia: i grandi spazi dell'Asia Centrale, il vero e proprio heartland, le terre contese anche in tempi più recenti da Russia e Impero Britannico nel quadro del Grande Gioco ottocentesco. Frankopan ne racconta alternanze di dominatori, fasi di crescita e decadenza, progetti unificatori. Nell'analisi storica di Frankopan emerge la consapevolezza di precisi disegni geopolitici e, potremmo dire, geoeconomici.

Così come la Persia antica, fino alla conquista araba, seppe giocare da rivale strategico e partner commerciale fondamentale per gli imperi di Roma e Bisanzio, che necessitavano della sua intermediazione per portare i loro commerci a Oriente, così le stirpi alternatesi nel dominio dell'Asia Centrale cercavano di porsi in analogo rapporto con le corti imperiali cinesi; città europee dedite al commercio come Venezia e Genova sognavano proprio le vie della seta quando puntavano a creare floride colonie commerciali nel Mediterraneo orientale. Ma la più ampia, complessa e ambiziosa strategia diretta all'unificazione di questi spazi fu quella messa in atto dai Mongoli tra XIII e XIV secolo.

Dal 1215 al 1360 circa l'avanzata di Gengis Khan e dei suoi eredi, costellata spesso da efferate campagne di conquiste che lasciavano dietro di sé piramidi di morti, contribuì a plasmare uno spazio integrato lungo tutto il corso delle Vie della Seta, permettendo anche la grande fase di esplorazioni dell'Oriente che aumentarono l'interesse per territori come la Cina sia in Europa (da cui partirono Marco Polo, Guglielmo di Rubruck, Giovanni da Pian del Carpine e molti altri) che nel mondo arabo (ove giunsero le cronache del viaggio compiuto tra il 1325 e il 1334 in Medio Oriente e alle corti mongole dal marocchino Ibn Battuta).

La storia universale è dunque anche la storia degli spazi in cui gli uomini hanno vissuto, si sono confrontati e hanno ibridato culture e saperi. Le vie della seta sono, a tal proposito, il medium con cui leggere la complessità che da sempre contraddistingue i rapporti nell'ampio spazio euroasiatico.

Crocevia della maggiore produzione di civiltà e cultura dell'intera parabola della storia umana. Ombelico del mondo perennemente in movimento, e ancora oggi affascinante e intrigante nel suo stesso richiamo a un passato di gloria e dinamismo. A cui le più articolate strategie geopolitiche dell'Impero di Mezzo, coscientemente, non fanno mistero di richiamarsi.

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