Alla fine Daniele Silvestri ha trovato la quadra tra impegno e calembour, tra ironia spiccia e raffinata ritrattistica. «E pensare che ho registrato tutto o quasi in presa diretta, gli strumenti trovavano subito magicamente il loro spazio giusto», spiega lui. Una volta un cd come S.C.O.T.C.H. sarebbe stato definito il disco della maturità, compiuto e omogeneo com’è. Adesso invece è solo - si fa per dire - un altro passo avanti in una carriera che dal 1994 non ha mai deluso nessuno, ha esaltato gli ultras della sinistra soddisfando però tutti gli altri grazie a brani come Salirò che nel 2002 è arrivata solo quattordicesima a Sanremo ma ha avuto un successo stellare per tutto l’anno. E chissà se la stessa sorte (commerciale) toccherà anche al kolossal S.C.O.T.C.H., kolossal perché è complesso e sinusoidale, capace di picchi emotivi come Fifty fifty e la versione di Io non mi sento italiano di Giorgio Gaber, divertenti e forse nostalgici come La chatta, curioso remake di La gatta con Gino Paoli o al solito politicanti come in Monito che in sostanza dà l’altolà a Napolitano per le troppe leggi firmate.
«Mi divertiva l’idea di entrare nelle stanze del Quirinale» spiega lui che nel disco si è invece divertito a far entrare altri ospiti come Niccolò Fabi e addirittura Andrea Camilleri, che a 86 anni offre la sua voce recitante in Lo scotch. Però.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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