Adesso è legge. Con buona pace degli scrittori, che l'avevano bocciata. E con buona pace anche di qualche regione del Nord che in passato ci ha provato ma senza successo. L'insegnamento del dialetto, in Sicilia, è legge. Con un voto bipartisan, qualche giorno fa, il Parlamento siciliano ha dato il via libera alla norma che dispone l'insegnamento di quella che a tutti gli effetti, soprattutto letterari, ha la dignità di una lingua, nelle scuole di ogni ordine e grado. Ora toccherà alla giunta regionale stabilire le modalità attraverso cui rendere operativa la norma. Ma il passaggio più difficile, quello del sì d'aula, è stato superato.
Molto soddisfatto il governatore Raffaele Lombardo, che una volta tanto sul tema del dialetto è riuscito a mettere d'accordo tutti. «Siamo fieri della nostra cultura e delle nostre tradizioni - ha commentato - per questo sono orgoglioso di questa legge che preserva il nostro immenso patrimonio storico e letterario, ponendo le premesse per renderlo parte integrante dei processi formativi delle nuove generazioni».
La norma approvata dall'Assemblea regionale siciliana prevede l'insegnamento del dialetto in scuole elementari, medie inferiori e medie superiori. Adesso sarà l'assessore regionale alla Formazione, Mario Centorrino a concordare con le scuole le modalità di applicazione della norma.
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