Il dialogo con il Terzo polo

RomaLa riforma sulla giustizia si deve fare e per farla serve il dialogo, almeno con il Terzo polo. Angelino Alfano fa il primo passo. «Proporrò il ritiro della norma transitoria sul processo breve», dice a Lucia Annunziata nella trasmissione di Rai3 In 1/2 Ora.
La disponibilità del ministro della Giustizia ad un «profondo ripensamento» sul discusso ddl va incontro alle richieste del leader Udc, Pier Ferdinando Casini, il più vicino a sedersi al tavolo delle trattative. Anche se Alfano precisa che il Pdl non ha «mai considerato la ragionevole durata dei processi come un provvedimento ad personam». Il messaggio distensivo viene colto anche dal Fli, che stimola il Pd a fare altrettanto. Alibi ce ne sono pochi di fronte alle disarmanti aperture del ministro, anche per l’altro ddl contestato: «Sulle intercettazioni siamo pronti a entrare nel merito e a confrontarci senza pregiudizi per arrivare a un testo il più possibile condiviso».
Con l’Idv il dialogo è chiuso da tempo, ma con il Pd? Per Alfano sulla riforma ha una posizione «un po’ cinica». Si dice: «La proposta si può discutere, ma non va bene il proponente, cioè è utile fare la riforma della giustizia ma non siamo disponibili perché c’è Berlusconi». Insomma, tutti i problemi della giustizia si legano al premier, mentre cominciano molto prima. E dunque, per il Guardasigilli, «il Pd ha il dovere di dare una risposta» sulle sue proposte in materia di giustizia.
Alfano insiste sul tasto del dialogo, anche verso i magistrati. Certo, il premier non si attira le loro simpatie, già scarse, con questa scelta. «Strategicamente e tatticamente, avrebbe fatto meglio a minacciare la riforma senza farla. Ma ha dimostrato grande coraggio». Alla Annunziata che gli chiede quanti scioperi si aspetta dall’Anm, dopo i 4 contro la riforma Castelli, il ministro risponde: «Spero che non arrivi neanche il primo, ma non lo temo». Aggiunge che questo strumento produce «una contrapposizione violenta e, visto che i magistrati saranno ascoltati nelle commissioni parlamentari, sono convinto che possano ottenere molti più risultati confrontandosi con il governo, spiegando nel merito le posizioni dell’Anm». La conduttrice lo incalza, ricordando l’arresto della moglie del suo predecessore, Mastella: non teme ritorsioni? «Non temo le intercettazioni- dice Alfano- anche se mi mettessero una microspia tra un neurone e l’altro: i reati nemmeno li penso. E non posso immaginare un magistrato che si vendica del legislatore».
Neppure uno come il pm Antonio Ingroia, sceso in piazza sabato contro il governo nel «Costituzione day». Dopo le polemiche il Guardasigilli esclude azioni disciplinari per questo: «Ci mancherebbe che la politica si mettesse a chiedere le dimissioni di un magistrato. Ne deve rispondere alla sua coscienza, alla legge e alla deontologia». E ricorda che il capo dello Stato e il primo presidente della Cassazione hanno «sempre detto che i magistrati devono essere indipendenti oltre che apparirlo». Ingroia apprezza, ma annuncia azioni legali verso Il Giornale, che lo ha attaccato. Alfano è il volto moderato e dialogante del Pdl anche sul terreno minato della giustizia. Un politico, dice, non deve «farsi prendere dall’eccesso di passione, deve essere lucido».

Perché per fare la riforma, serve «tenacia e perseveranza».
Su un punto, riconosce la Annunziata, c’è largo consenso tra i cittadini: il 77 per cento, dice un sondaggio di Mannheimer. «Un potere privo di responsabilità - sottolinea Alfano - è un assoluto arbitrio».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica