Aerei stealth "catturati" con Starlink: la tecnica cinese contro i caccia occidentali

Un esperimento effettuato dagli scienziati cinesi avrebbe dimostrato la possibilità di individuare un aereo stealth grazie alle onde riflesse dai satelliti Starlink di Elon Musk

Due F-35A Lightning II dell'aeronautica statunitense del 421st Expeditionary Fighter Squadron in rullaggio sulla pista della base aerea di Al Udeid, Qatar, 5 settembre 2023. In coordinamento con gli alleati regionali, i partner e la Marina degli Stati Uni
Due F-35A Lightning II dell'aeronautica statunitense del 421st Expeditionary Fighter Squadron in rullaggio sulla pista della base aerea di Al Udeid, Qatar, 5 settembre 2023. In coordinamento con gli alleati regionali, i partner e la Marina degli Stati Uni
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Un esperimento effettuato da un gruppo di scienziati cinesi avrebbe dimostrato la possibilità di individuare velivoli stealth grazie alle perturbazioni elettromagnetiche da essi create nelle trasmissioni dei satelliti Starlink, la costellazione per comunicazioni satellitari di SpaceX, società fondata dal magnate Elon Musk.

Utilizzando un drone DJI Phantom 4 Pro per simulare un aereo invisibile ai radar, gli scienziati sarebbero stati in grado di individuarlo sopra il Mar Cinese Meridionale grazie alle perturbazioni elettromagnetiche causate dal passaggio di un satellite Starlink. Il metodo, viene spiegato, si basa sulla tecnica del forward scatter, ovvero la dispersione delle onde elettromagnetiche (scattering), a basso angolo, che avviene nella stessa direzione di propagazione delle onde stesse. Questa metodologia non necessita di un radar attivo per l'individuazione dei bersagli, e pertanto renderebbe molto difficile il rilevamento e il disturbo dei sensori passivi utilizzati.

I cinesi riferiscono che nonostante le sfide poste dalla piccola dimensione dell'antenna e dalla bassa quota di osservazione, l'esperimento ha registrato dettagli minuscoli del drone, inclusi i movimenti delle sue eliche. Il Phantom 4 Pro è stato scelto in quanto la sua risposta radar è simile a quella di un piccolo volatile, ovvero come un caccia stealth del tipo F-22 o F-35.

La notizia, diffusa dal South China Morning Post, potrebbe essere propaganda mirata sia a pubblicizzare le mirabolanti scoperte scientifiche cinesi, sia a screditare SpaceX e Starlink, la cui tecnologia – come il conflitto in Ucraina ha dimostrato – è in grado di supportare le operazioni belliche.

Mettendo da parte queste considerazioni, è comunque possibile individuare un velivolo stealth in modo passivo, ovvero sfruttando un radar che non emette onde, ma le riceve – pertanto c'è bisogno di un'altra sorgente. Questo sistema utilizza più trasmettitori disponibili (già esistenti, ovvero normalmente attivi) per raccogliere le onde riflesse, stimando le posizioni del velivolo grazie a complessi calcoli matematici. In passato, queste stime erano troppo imprecise per essere utili, ma i moderni progressi nell'elaborazione digitale e dei segnali, insieme alla disponibilità di hardware sofisticato e a basso costo, rendono il radar passivo un modo valido per rilevare bersagli stealth.

Questa tecnologia è però ancora in fase di sviluppo, e soprattutto il rilevamento di un velivolo stealth è una cosa molto diversa rispetto alla possibilità di tracciamento per la potenziale intercettazione con sistemi missilistici, soprattutto quelli a lungo e lunghissimo raggio (come S-300/400/500 di fabbricazione russa). Allo stato attuale, infatti, si considera un progresso rivoluzionario non ancora raggiunto, per la tecnologia radar passiva, la capacità di identificare i bersagli e di tracciarli stabilmente, consentendo al radar passivo di integrarsi coi sistemi di difesa missilistica terra-aria.

Cerchiamo di spiegare meglio questo concetto: la tecnologia stealth, che si basa su particolari soluzioni costruttive e sull'utilizzo di materiali speciali (radar-assorbenti), è stata sviluppata per rendere difficoltosa non solo l'individuazione di un aereo (o di un missile da crociera), ma anche per evitare che i sistemi radar possano agganciarlo stabilmente in modo da poter sparare un missile e abbatterlo.

Oltre ai radar da scoperta (che solitamente sono a lungo raggio e lavorano su determinate frequenze diverse dagli altri radar di uso militare), nelle batterie di sistemi missilistici da difesa aerea ci sono radar di ingaggio/controllo del fuoco, ovvero il radar che fattualmente si occupa di puntare il missile verso il bersaglio e di mantenerlo in rotta di collisione in modalità semi-attiva (il missile punta perché capta la radiazione riflessa sul bersaglio dal radar di terra). Esistono missili che lavorano in modalità attiva, ovvero che una volta lanciati usano il proprio radar per raggiungere il bersaglio, ma abbisognano di dati di lancio precisi e di un continuo collegamento col radar terrestre sino alla fase finale dell'intercettazione (homing).

Si capisce bene che, a grande distanza ovvero alla distanza alla quale un caccia stealth lancerebbe il suo munizionamento stand-off per colpire le difese aeree conosciute (solitamente la prima azione bellica in un conflitto), un radar di ingaggio/controllo del fuoco di tipo passivo avrebbe scarse possibilità di avere un segnale abbastanza forte in grado di mantenere puntato un missile

sino al bersaglio, ovvero avrebbe una scarsa capacità di tracciamento continuo (tracking).

Restiamo pertanto dubbiosi sull'esito del test cinese, avendo però la certezza che questa tecnologia è in fase di sviluppo.

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