Quanto costa costruire un'arma nucleare? È una domanda quantomai attuale a cui si può rispondere, sbrigativamente, "tanto". Secondo i dati della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari, nel 2022 le otto potenze atomiche (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Corea del Nord, India, Pakistan e Israele, che non ha mai confermato di esserne in possesso) hanno speso ben 82,9 miliardi di dollari per il mantenimento e la realizzazione di 12.512 armi nucleari.
Primi gli Stati Uniti, che hanno dedicato 43,7 miliardi, poi con 11 miliardi l'emergente Cina, Paese in fase di riarmo che potrebbe raggiungere quota 1.000 testate pienamente operative entro il 2030. Staccata di poco la Russia, che ha stanziato quasi 10 miliardi. Nessuno però è cresciuto come l’India, che ha incrementato i fondi del 21%. C'è poi la Corea del Nord, ultima con oltre mezzo miliardo, ma che preoccupa gli osservatori per la sua politica aggressiva verso Seul e per i continui test missilistici nel Mar del Giappone. Il giro d’affari globale è pari a 16 miliardi di dollari, il valore dei contratti firmati dai contractor dell’industria della Difesa che hanno siglato accordi con i singoli Stati. L’equilibrio del terrore è tornato quindi a essere redditizio come un tempo.
Quante armi nucleari ha la Russia
L’arsenale più numeroso al mondo appartiene quasi ininterrottamente dalla fine degli anni Settanta alla Russia, che conta 5.889 bombe stoccate negli hangar. La maggior parte di queste – ereditate dall’Unione Sovietica – sarebbe fuori servizio per via dei costi di manutenzione troppo elevati. Il Cremlino, che negli ultimi due anni ha predisposto un’economia di guerra e ha dispiegato missili tattici in Bielorussia, è tornato al centro del dibattito internazionale in quanto sarebbe intenzionato a posizionare in futuro armi nucleari spaziali in orbita per colpire i satelliti americani.
Il sistema non sarebbe ancora operativo e dei rischi posti per gli alleati occidentali Washington ne sarebbe al corrente da tempo. Non si conoscono i dettagli tecnici – si parla di apparecchi elettromagnetici e di cannoni laser –, ma soprattutto non è dato sapere quanto il governo russo abbia speso e quanto spenderà per queste armi, la cui presunta esistenza ha fatto scattare l’allarme in tutte le cancellerie europee, nonostante i reiterati appelli alla calma provenienti in primis dall’amministrazione Biden.
L’idea di una guerra combattuta nello spazio (space warfare) risale allo scorso secolo e fu per primo il presidente Usa Ronald Reagan ad annunciare un avveniristico scudo, la cosiddetta Strategic Defense Initiative, un dispositivo difensivo capace di intercettare missili balistici tramite armi laser installate sui satelliti. Il piano, mai decollato e reso obsoleto dalla fine della Guerra fredda, sarebbe costato centinaia di miliardi dollari.
I progetti Usa
Anche per questo gli Stati Uniti non costruiscono nuovi ordigni da una trentina d'anni, optando invece per il ricondizionamento degli oltre 3.700 stoccati in giro per il mondo quelli già esistenti. Eppure, forse sintomo di una vulnerabilità maturata dopo la disillusione del disarmo tanto voluto da Barack Obama, lo scorso ottobre la Casa Bianca ha annunciato una nuova bomba a gravità che si chiamerà B61-13 e il cui costo è stato stimato intorno ai 10 miliardi.
Secondo il Congressional Budget Office, l'ufficio di bilancio del Congresso che calcola gli impatti sui conti pubblici delle misure legislative proposte da Camera e Senato, il Pentagono arriverà a spendere 75 miliardi all'anno per le armi nucleari. Complessivamente si tratterà di 756 miliardi spalmati in 10 anni, quasi quanto la spesa pubblica italiana nel 2023.
La minaccia russa proveniente dallo spazio
L’importanza del deterrente nucleare è stata ribadita alcuni giorni fa dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in risposta alla potenziale minaccia spaziale russa emersa durante la settimana. La Russia, pur investendo meno della Cina, è focalizzata sul suo arsenale e, secondo le stime del Sipri (Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma), sta attuando un programma decennale di ammodernamento delle forze strategiche nucleari che terminerà nel 2028.
È evidente come l’atomica sia sempre stata una risorsa indispensabile per Vladimir Putin, impegnato sì in un conflitto convenzionale contro l’Ucraina, ma depositario di una
storica dottrina nucleare fondata sull’eventualità di uno scontro diretto con la Nato. Scontro che, oltre a portare l’umanità verso la distruzione, la lascerebbe anche squattrinata per poter prima finanziare la sua estinzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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