Gli Usa varano il "patto" degli F-16: il piano security provider per il Pacifico

Il Vietnam potrebbe acquistare F-16 dagli Stati Uniti, mentre le Filippine già hanno avuto il via libera per i caccia

F-16 Fighting Falcon del 55° Expeditionary Fighter Squadron conducono operazioni aeree da qualche parte nei cieli del Medio Oriente. 8 maggio 2022.
F-16 Fighting Falcon del 55° Expeditionary Fighter Squadron conducono operazioni aeree da qualche parte nei cieli del Medio Oriente. 8 maggio 2022.

Secondo indiscrezioni riferite dal sito 19FortyFive, il Vietnam avrebbe raggiunto un accordo con il governo degli Stati Uniti per l'acquisizione di caccia F-16; accordo che, se fosse confermato, rappresenterebbe il più grande in ambito militare mai raggiunto tra i due Paesi.

Hanoi e Washington si starebbero preparando a finalizzare la compravendita del cacciabombardiere monomotore, dopo “un lungo periodo di colloqui e trattative tra i due governi”. Il sito riferisce di essersi basato su diverse fonti, “tra cui un ex funzionario del governo statunitense a conoscenza dei negoziati e diversi rappresentanti dell'industria della difesa statunitense”, e viene affermato che si tratterebbe dell'acquisizione da parte del Vietnam di “non meno di 24 velivoli”. “Quando gli F-16 saranno combinati con altre piattaforme che il Vietnam vorrebbe acquistare dagli Stati Uniti, il tutto potrebbe trasformarsi nel più grande accordo di difesa mai raggiunto tra le due nazioni” viene riferito.

Attualmente, non ci sono conferme dirette su quanto riportato dal media: sul sito della Dsca (Defense Security Cooperation Agency) del Dipartimento di Stato statunitense non compare nessuna indicazione in merito. Questa agenzia è quella che stabilisce il nulla osta per la possibile vendita di armamenti fabbricati negli Stati Uniti ai Paesi stranieri, che però non corrisponde a un'effettiva commessa in quanto l'esame della Dsca rappresenta solo il primo passo verso la vendita di armamenti Usa.

Nonostante la mancanza di conferme, e lo scetticismo dovuto alla politica di Hanoi tesa a evitare di inasprire ulteriormente la tensione con la Cina, la notizia potrebbe essere plausibile in quanto rifletterebbe la volontà del Vietnam di diminuire la sua forte dipendenza dalla Russia nel settore degli armamenti: attualmente quelli di fabbricazione russa rappresentano circa l'80% del suo arsenale. La motivazione è da ricercarsi nelle difficoltà di approvvigionamento di pezzi di ricambio per la manutenzione della sua obsoleta flotta di caccia russi Sukhoi Su-30 e Su-22 creatasi con l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina nel 2022.

Anche se la possibilità di vedere gli F-16 con le coccarde vietnamite resta alquanto fumosa, sappiamo che i due Paesi hanno in corso trattative per un accordo importante sin dal 2016, quando gli Stati Uniti hanno revocato un embargo di lunga data sulla vendita di armi al Vietnam. Soprattutto, nel 2023 Hanoi e Washington hanno siglato una storica partnership strategica per espandere la cooperazione in materia di difesa e sicurezza. Più o meno in quello stesso periodo, sono circolate le prime voci secondo cui le due nazioni avevano avviato trattative per un possibile acquisto di caccia F-16 mentre lo scorso luglio Vietnam e Stati Uniti stavano “discutendo la vendita di aerei da trasporto militare Lockheed Martin C-130 Hercules”.

La notizia giunge in un momento molto particolare: funzionari di entrambe le parti stanno negoziando un nuovo accordo commerciale in seguito all'elevazione dei dazi statunitensi. Il Vietnam, come sappiamo, è stato colpito da un dazio particolarmente severo (46%) sulle sue esportazioni verso gli Usa, che lo scorso anno rappresentavano il 29% delle sue esportazioni totali e il 30% del suo Pil. L'acquisto per numerosi caccia F-16 potrebbe pertanto aiutare il Vietnam a trattare sulla percentuale del dazio o addirittura a eliminarlo se, come ventilato, oltre ai velivoli dovessero arrivare anche altre tipologie di armamenti.

Singolarmente, la notizia torna a circolare a pochi giorni dalla pubblicazione, proprio sul sito della Dsca, della possibile vendita di F-16 alle Filippine. Il primo aprile Manila ha richiesto l'acquisto di sedici F-16 C Block 70/72; quattro F-16 D Block 70/72 e ventiquattro motori F110-GE-129D o F100-PW-229.

Il governo cinese il 2 aprile aveva risposto che “qualsiasi cooperazione in materia di difesa o sicurezza tra le Filippine e altri Paesi non dovrebbe colpire terze parti o danneggiarne gli interessi, né tanto meno minacciare la pace e la sicurezza regionale o esacerbare le tensioni nella regione”, ma sappiamo che è stata Pechino a spingere Manila verso Washington con le sue azioni aggressive nella Zee (Zona Economica Esclusiva) filippina.

Gli Stati Uniti, con una politica molto più sbilanciata verso l'Indo-Pacifico, intendono da un lato contenere la Cina, ma dall'altro devono anche dimostrare maggiore impegno nel sostegno di alleati e partner dopo che da più parti si è guardato con sospetto (e timore) al rapido disimpegno Usa dall'Afghanistan e allo sbrigativo tentativo di chiusura del conflitto in Ucraina.

Gli Usa, pertanto, devono recuperare il ruolo di security provider avendo contezza che la Cina, nonostante le sue politiche aggressive nel Pacifico Occidentale, si sta proponendo come tale nel suo intorno geografico, che comprende non solo Paesi come il Giappone e Taiwan che sono saldamente legati a Washington, ma anche altri come Vietnam e Indonesia che tendono a essere più timorosi nel rivolgersi agli Stati Uniti per evitare di scontrarsi col Dragone.

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