I tre assi della Nato: perché ora è il momento del fronte Sud

Una vecchia concezione della Nato, tutta spostata a nord, rischia non solo di penalizzare l'Italia ma tutta l'Europa. Ecco perché

I tre assi della Nato: perché ora è il momento del fronte Sud
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La guerra in Ucraina, iniziata dalla Russia il 24 febbraio del 2022, ha cambiato le regole del gioco. Fino a quel giorno, per usare le parole del presidente francese Emmanuel Macron, la Nato era “cerebralmente morta”. Incapace di incidere sugli scenari politici e sulle sfide che il XXI secolo offriva. Che non erano - e ancora oggi non sono - poche. Poi, quel 24 febbraio ha cambiato tutto. La Nato si è compattata, miliardi sono stati investiti e armamenti sono stati rivoluzionati. La guerra, infatti, non era semplicemente una questione tra Russia e Ucraina, ma anche tra Mosca e la Nato. Una parte della terza guerra mondiale a pezzi, per usare un’espressione di papa Francesco.

La Nato, però, non è un monolite. Ci sono infatti almeno tre partiti che la compongono: il fronte nord (guidato dai Baltici), quello del centro Europa e, infine, quello del fronte sud, dove l’Italia, con il governo Meloni, ha cercato di dare una impronta nuova e fondamentale non solo per cercare di affrontare le sempiterne sfide di quest’area (immigrazione di massa e terrorismo islamico), ma anche per arginare la Russia, che si sta muovendo in Libia, con la richiesta di un porto a Tobruk, e in Siria, a Tartus.

Uno scenario complesso, fatto di equilibri sempre diversi, anche dentro la Nato, come ci spiega a margine del workshop La bilancia di Zeus Daniele Lazzeri, presidente della Fondazione "Nodo di Gordio": "Da europei non possiamo che restare perplessi nel veder sorgere e sparire nel giro di un baleno alleanze a geometria variabile anche all’interno dei confini dell’Ue. Dall’Europa a trazione baltica, allo sfaldamento del Gruppo di Visegrád, dalle scelte strategiche solitarie di Ungheria e Polonia alle improvvide decisioni di politica estera di Francia e Germania. Per non parlare dell’Italia, che deve recuperare il suo fondamentale ruolo di asse mediano del Mediterraneo e alla quale hanno soffiato il ruolo di mediatrice delle tensioni internazionali da potenze regionali come la Turchia che rimane il baluardo della Nato nell’ormai ex Mare Nostrum, forte di un esercito che rappresenta la seconda forza armata dell’Alleanza atlantica dopo gli Stati Uniti". Continua poi Lazzeri: "Un quadrante strategico, quello mediterraneo, che tornerà alla ribalta e sul quale la Nato ha interessi divergenti rispetto all’Europa ed all’Italia in particolare.

Il rischio concreto è che, dopo aver perso i rapporti privilegiati con i Paesi della sponda nordafricana, Libia in testa, con la Siria e con altri partner geopolitici ed economici di lungo corso, si vanifichi anche il significativo impegno compiuto dalla Marina Militare Italiana nella gestione delle crescenti tensioni in tutto il bacino del cosiddetto Mediterraneo allargato".

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