Gli Stati Uniti monitorano con attenzione le tensioni concentrate nelle acque che separano la Cina da Taiwan. Qui, nel cuore del Mar Cinese Meridionale, potrebbe esplodere da un momento all'altro una nuova crisi regionale con risvolti globali, dopo il conflitto in Ucraina e la guerra tra Israele e Hamas. Per scongiurare una fantomatica invasione cinese dell'isola, Washington ha iniziato a rafforzare le proprie relazioni militari con Taipei, promettendo di inviarle nuovi armamenti e consulenti capaci di addestrare il personale militare. Ma in tutto questo c'è chi ha sollevato un'ipotesi difensiva clamorosa.
Lo scudo Usa a Taiwan
In principio si pensava che bastassero i semiconduttori prodotti da TSMC, la regina mondiale dei chip, a creare uno scudo di silicio in grado di proteggere Taipei da qualsiasi possibile offensiva proveniente dall'altro lato dello Stretto di Taiwan. Col tempo gli esperti hanno sollevato vari dubbi, al punto che gli Usa, come detto, sono tornati ad accendere i riflettori sull'isola contesa. Ma come difendere Taiwan senza scatenare una guerra aperta con la Cina, che considera quel territorio parte integrante del proprio spazio nazionale?
Il sito War on the Rocks ha dedicato un articolo alla "miopia strategica" sollevata dallo Scowcroft Center at the Atlantic Council. Secondo il think tank, gli Stati Uniti dovrebbero pianificare e preparare il primo utilizzo di armi nucleari tattiche contro una ipotetica forza navale e anfibia cinese ammassata nell’area di Taiwan nelle fasi iniziali di un' eventuale invasione. Detto altrimenti, Washington dovrebbe pensare di creare uno scudo nucleare virtuale sull'isola.
Gli Usa schierarono per la prima volta armi nucleari in Europa nel settembre 1954. Nel corso del tempo, migliaia di persone furono inviate in una serie di basi per compensare il vasto vantaggio convenzionale delle forze dell’Armata Rossa e del Patto di Varsavia e scoraggiarne l’uso contro gli alleati della Nato. Queste armi non erano considerate importanti solo per difendere l’alleanza, ma anche per mantenere un legame inequivocabile con le forze nucleari strategiche statunitensi. Un legame che avrebbe teoricamente garantito che qualsiasi incursione sovietica nell’Europa occidentale si sarebbe rapidamente trasformata in una guerra nucleare generale. Quanto bastava, a detta degli strateghi dell'epoca, per evitare conseguenze nefaste.
Rischi e incursioni
In una serie di recenti rapporti, gli analisti dello Scowcroft Center sostengono che il potenziale primo utilizzo di armi nucleari tattiche da parte degli Stati Uniti nello Stretto di Taiwan sarebbe particolarmente utile contro un'enorme forza di invasione anfibia cinese. Una mossa del genere, a detta degli analisti, avrebbe un’alta probabilità di distruggere o paralizzare la flotta cinese e quindi di sconfiggere l’invasione. In ogni caso, accanto a chi sostiene che l'utilizzo di una strategia del genere minimizzerebbe i danni collaterali, c'è chi fa parla di ipotesi avventata per le possibili conseguenze.
Nel frattempo, il 15 marzo la Cina ha inviato 11 aerei militari e otto navi da guerra nello Stretto di Taiwan. Il ministero della Difesa taiwanese ha fatto sapere che due droni, un aereo e un elicottero hanno violato il perimetro sud-occidentale e sud-orientale della Zona d'identificazione della difesa aerea (Adiz) dell'isola.
Nessun velivolo ha oltrepassato la linea mediana dello Stretto, che funge da confine territoriale non ufficiale tra Taiwan e la Cina. Dall'inizio di marzo, la Cina ha inviato 162 aerei e 93 navi nello Stretto. E questo numero potrebbe ulteriormente crescere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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