La spesa per la Difesa cinese non è quella che sembra

La Cina spende per la Difesa molto di più di quanto pubblicamente comunica, e si avvicina molto al bilancio degli Stati Uniti

La spesa per la Difesa cinese non è quella che sembra

La spesa per la Difesa della Cina è notevolmente superiore rispetto a quanto ufficialmente comunicato da Pechino. L'anno scorso, le stime della comunità d'intelligence statunitense hanno rivelato che la spesa per le forze armate cinesi per il 2022 è stata pari a circa 700 miliardi di dollari, ovvero più di tre volte quanto riferito dalla Cina (229 miliardi), e quasi uguale a quella degli Stati Uniti pari a 742,2 miliardi di dollari.

In realtà, Pechino ha speso anche di più come risulta da un rapporto dell'istituto di ricerca indipendente American Enterprise Institute (Aei) di aprile di quest'anno: 710,6 miliardi di dollari.

Il documento cerca di argomentare in modo dettagliato le voci mancanti del bilancio della Difesa cinese, che nella migliore tradizione di Pechino è “poco trasparente” non considerando diversi settori e alcune spese che invece compaiono negli stessi documenti delle democrazie occidentali.

La totale mancanza di trasparenza della Cina nella spesa militare e nella strategia di fusione militare-civile offusca o elimina le barriere tra il settore governativo e quello commerciale attraverso investimenti in tecnologie e capacità a duplice uso, rendendo poco chiara la distinzione tra investimenti militari e civili.

La Cina inoltre possiede numerose organizzazioni paramilitari (che vengono usate militarmente) che non sono presenti nel bilancio: la Pap (People's Armed Police) – Polizia Armata Popolare – ad esempio, che è stata infatti recentemente riorganizzata e messa alle dirette dipendenze della Commissione Militare Centrale a indicarne la crescente importanza nell'organizzazione delle forze armate e nelle operazioni militari. La Guardia Costiera e i costi di mantenimento della flottiglia di pescherecci che la Repubblica Popolare usa come strumento militare non convenzionale non compaiono nelle spese e nemmeno gli imponenti investimenti nelle forze spaziali o nell'attività di ricerca e sviluppo, che da quelle parti comprende anche gli investimenti spesi per il cyber-spionaggio.

Del resto se il Paese ha fatto militarmente passi da gigante, con innovazioni come i sistemi missilistici ipersonici, armi a energia diretta, lanci di satelliti e un programma spaziale che punta alla Luna, l'attività di ricerca e sviluppo deve essere sicuramente maggiore di quella affermata da Pechino, e l'Aei stima che si debbano aggiungere, solo per questa voce, circa 45,8 miliardi di dollari. Inoltre, tutto il meccanismo pensionistico e i costi di dismissione dei vecchi sistemi d'arma non viene mai citato, calcolati in circa 46,1 miliardi di dollari. Per la Pap, quindi, ne vanno aggiunti altri 45,2 mentre per la Guardia Costiera 2,1.

Questi numeri da soli però non spiegano il divario tra i 229 miliardi comunicato dalla Repubblica Popolare e la stima finale dell'Aei, che come abbiamo visto è di poco superiore a quella dell'intelligence Usa. Manca infatti l'adeguamento al costo del lavoro e al potere d'acquisto della valuta cinese.

L'istituto di ricerca, per ovviare a questa problematica che è fondamentale e che è valevole anche per altri bilanci stranieri, come quello della Russia, dapprima scompone i 229 miliardi di dollari secondo le quote comunicate nel 2020 riguardanti le spese per il personale (29,7% del totale), per il mantenimento e l'addestramento (33,2%) e per il nuovo equipaggiamento (37,1%), e poi adegua i vari parametri considerando, tra le altre cose, la differenza di salario tra un operaio americano medio e uno cinese, che è 4,3 volte superiore. Così, tenendo conto della parità di potere d’acquisto, il budget per le attrezzature dell'Esercito Popolare di Liberazione aumenta da 85 miliardi di dollari a 135 miliardi, e il budget per la formazione e la manutenzione aumenta da 76 miliardi a 121, con un aumento di quasi il 60%. Quando l’adeguamento del costo del personale viene applicato al relativo budget di 68 miliardi di dollari dell'Esercito, il potere d’acquisto effettivo più che quadruplica arrivando a 293 miliardi. In altri termini aggiustando il bilancio della Difesa cinese secondo il principio che a parità di sistema d'arma il suo costo complessivo e minore, in quanto minori sono i salari e minori sono anche i costi di lavorazione dovuti alla disponibilità di alcune materie prime, e all'effettivo potere d'acquisto dello Yuan, si giunge a una stima pari a 549 miliardi di dollari, a cui si devono sommare le voci “fuori lista” precedentemente indicate.

Questo incredibile risultato rappresenta il 96% del budget 2022 del Pentagono, considerando anche che la Cina, fatto salvo per le spese per quanto sta costruendo nel Mar Cinese Meridionale, non deve sobbarcarsi il costo delle operazioni militari all'estero, che invece per gli Stati Uniti sono numerose.

La spesa militare cinese, poi, è aumentata costantemente in media del 9% l'anno negli ultimi 28 anni. Invece, il bilancio della Difesa statunitense è aumentato in media dello 0,8% l'anno negli ultimi dieci anni, ben al di sotto del tasso di inflazione annuale.

Ora si capisce meglio perché la Repubblica Popolare viene definita dal Pentagono una “sfida incalzante” per gli interessi statunitensi – ma dovrebbe essere meglio definita una “minaccia incalzante” - e perché le forze armate statunitensi, nonostante l'enorme spesa

pubblica per il loro mantenimento, si trovano in difficoltà per quanto riguarda il mantenimento in efficienza di certi mezzi o faticano, ad esempio, a ritrovare il giusto ritmo produttivo di navi militari e altri armamenti.

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