"Superiorità aerea a rischio". I nuovi missili a lungo raggio che spaventano gli Usa

Il controllo dello spazio aereo da parte delle forze Usa, finora considerato essenziale per condurre operazioni sulla terra e in mare, in caso di guerra non è più scontato come in passato

"Superiorità aerea a rischio". I nuovi missili a lungo raggio che spaventano gli Usa
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Sarà sempre più difficile per l'Aeronautica militare degli Stati Uniti (Usaf) difendere le proprie basi aeree dislocate nell'Indo-Pacifico, stabilire una superiorità aerea in ipotetici conflitti futuri e persino gestire la protezione di petroliere o altre imbarcazioni operative nella regione. Lo scrivono, nero su bianco, due rapporti che preoccupano le forze armate di Washington. Il primo, intitolato The Department of Air Force in 2050 e redatto dal segretario uscente della stessa Aeronautica militare Usa, Frank Kendall, avverte in merito al fatto che, entro il 2050, i nemici di Washington saranno in possesso di missili antiaerei con una gittata lunghissima, fino a 1.600 chilometri, e che dominare il controllo dell'aria sarà sempre più complicato. Il secondo paper, Cratering Effects: Chinese Missile Threats to US Air Bases in the Indo-Pacific, è curato dal think tank Stimson Center e si concentra invece sulla Cina, e su come l'arsenale missilistico del Dragone potrebbe, a fronte di una guerra, attaccare e rendere inutilizzabili i siti strategici degli Usa nell'Indo-Pacifico.

Un doppio monito per gli Usa

Incrociando i due documenti emerge un chiaro messaggio per gli Stati Uniti: il controllo dello spazio aereo da parte delle forze di Washington, finora considerato essenziale per condurre operazioni sulla terra e in mare, in caso di guerra non è più scontato come in passato. E questo vale soprattutto in Asia, dove il rafforzamento militare della Cina - unito alla progressiva e crescente intraprendenza della Russia nella regione – rappresenta una seria minaccia per gli Usa. In particolare, ci sono due sviluppi da considerare: la vulnerabilità delle basi aeree statunitensi, soggette agli attacchi di missili di precisione, e l'estensione (quasi illimitata) delle zone di ingaggio delle armi antiaeree a gittata a disposizione dei nemici (Mosca e Pechino in primis).

Nel primo paper si legge che i missili antiaerei "con gittata di oltre 1.000 miglia e supportati da sensori spaziali" possono rappresentare una minaccia per le operazioni dell'Aeronautica militare, e che tali armi a lungo raggio minacceranno "aeromobili, come le petroliere, che hanno tradizionalmente operato impunemente". La restrizione di queste imbarcazioni significherebbe un numero limitato di sortite che i jet da combattimento e i bombardieri potrebbero effettuare in un conflitto senza rifornimento. E ciò rischierebbe di diventare particolarmente preoccupante in caso di conflitto nell'Indo-Pacifico, dove gli Stati Uniti non avrebbero il vantaggio di giocare "in casa". Ancora più importante, i missili antiaerei dei rivali potrebbero essere lanciati da qualsiasi piattaforma: terra, mare o aria.

Missili pericolosi

Lo Stimson Center suggerisce invece all'Usaf di adottare il concetto di Agile Combat Employment, che richiede la dispersione delle operazioni più ampiamente in una serie di luoghi diversi. Gli attacchi missilistici cinesi potrebbero chiudere le piste e le vie di rullaggio delle basi aeree avanzate statunitensi in Giappone, Guam e altre località del Pacifico nei primi giorni critici di un fantomatico conflitto.

"Nessuna combinazione di contromisure statunitensi, tra cui una maggiore dispersione di aerei nella regione, migliori capacità di riparazione delle piste e difese missilistiche più robuste, sarebbe in grado di risolvere il problema", si legge nel paper.

Per rafforzare la deterrenza, l'Aeronautica militare statunitense dovrebbe creare una credibile "forza aerea interna", dando priorità a un gran numero di piattaforme a basso costo, mobili e indipendenti, che possano supportare operazioni di interdizione aerea guidate da alleati e partner all'interno della First Island Chain. Soltanto così, evidenzia il think tank, le minacce contro i siti strategici degli Usa potranno essere attutite.

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