Mentre il sole illumina l'Arco della Pace, la piazza comincia a riempirsi di militari e famiglie che hanno raggiunto Milano da tutta Italia e che ora sono qui per assistere al giuramento degli allievi del corso Fadini III della scuola militare Teulié. Tra di loro ci sono ex studenti che, oggi, fanno tutt'altro, ma che sono rimasti legati a questo istituto che, prima di essere una scuola, rappresenta uno stile di vita. Talvolta stressante. Ma che ti permette di provare le difficoltà che ti si pareranno davanti e, soprattutto, ti fornisce gli strumenti per affrontarle.
L'essenza del giuramento (e dello spirito) della scuola militare Teulié è nelle parole che si scambiano l'anziano e il «cappellone», l'allievo del primo anno. Il più grande sembra quasi scoraggiare il più piccolo: «Se fu tuo padre a dire io voglio. Se fu tua madre a dire io vorrei. Se fu la vanità delle apparenze. Se fu desiderio di indipendenza. Se fu capriccio, attimo di spavalderia, tradizione di famiglia, ricordo di antiche glorie a portarti qui, non giurare. Perché la tua scelta ti coprirà di sudore, ti chiederà rinunce e sacrifici. Ti farà dimenticare di te stesso, dei tuoi familiari, del tuo mondo». Ma poi, l'anziano apre la strada al «cappellone» e gli spiega quali sono i veri motivi che lo devono spingere a giurare: «Ma se fu amore della patria, della lealtà, della verità, della giustizia; se fu volontà di impegno, se fu spirito di dedizione al progresso, alla libertà, alla civile convivenza, allora giura. E poi lotteremo insieme e sarai mio fratello». E a questo punto il cappellone può rispondere: «Non vanità, non capriccio mai piegò la mia volontà, né vaga aspirazione d'apparir glorioso. Non per seguir l'orme d'alcuno, né per pueril spavalderia appresto il giuramento. Ma per amore di libertà e di pace, in servizio di virtù ed onore, io prometto fedeltà alla patria». E gli allievi, all'unisono, ora urlano: «Lo giuro».
Fanno una promessa solenne, che magari oggi si intuisce e che verrà compresa nella sua totalità negli anni futuri, come ricorda il capo di Stato Maggiore dell'Esercito, il generale di Corpo d'Armata Pietro Serino: «Oggi avete giurato fedeltà alla Repubblica e siete entrati a far parte, in pienezza, della grande famiglia dell'Esercito Italiano. Siamo una famiglia perché condividiamo Valori e Tradizioni per i quali siamo pronti a batterci. Vorrei che quando negli anni ripenserete al vostro Giuramento, vi ricordiate dei quattro compagni di viaggio che avete solennemente e pubblicamente scelto: Costituzione, Libertà, Patria e Repubblica, che vi guideranno nella vita di cittadini responsabili». E questi ragazzi e ragazze, comandati dal colonnello Gianluigi D'Ambrosio, responsabili lo sono già. La scuola li forgia non solo nel corpo ma anche nella mente.
Basta leggere quanto scritto sulle mura dell'istituto, in Corso Italia 58, per rendersene conto: «Il vostro parlare sia sì sì, no no». E poi: «Impegno per vincere». Gli allievi, giovanissimi, hanno già iniziato a volare in alto. Come recita il motto della scuola: «Iterum alte volat».
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