La diffusione del libro in Italia, non c'è ombra di dubbio, è iniziata, su vasta scala, quando le case editrici si sono alleate con i quotidiani, e non certamente solo in tempi recenti. La grande massa, aiutata anche dalla comunicazione televisiva, ha cominciato a raccogliere volumi su volumi, trovandosi poi a doverli collocare in appositi spazi. Un affare che ha coinvolto centinaia e centinaia di famiglie, con pubblicazioni mirate non solo al capofamiglia ma anche a figli e compagne. L'arredamento standard delle case italiane non ha mai previsto grandi spazi per i libri, oggetti d'uso e di esibizione per ceti alti o di notevole cultura.
Così l'industria del mobile ha cominciato ad offrire elementi componibili da collocare in soggiorno dove mensole e ripiani potevano soddisfare la collocazione dei volumi. Il libro è così entrato a rendere meno banale il decoro delle pareti, fatti da scatole e da bussolotti vetrati, e stuzzicando anche desideri di cultura che in tanti e tanti componenti di una famiglia non si avvertiva la necessità.
(hanno collaborato:
Michela Orefice e Albino Boffi)
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