Uscire dall'Unione europea sarebbe una pessima mossa, almeno per il governatore della Banca d'Italia. "L'Unione europea è un punto di riferimento nel mondo - ha detto infatti Mario Draghi - per come ha saputo sviluppare negli anni una forma originale di governo, fondata sugli Stati sovrani ma dotata di strutture sovranazionali volte alla soluzione di problemi comuni. Il suo assetto è in evoluzione. I successi si accompagnano con tensioni tra Stati e fra questi e le istituzioni comunitarie". Un'evoluzione che però "per noi italiani, per gli europei, è la condizione essenziale per progredire ancora"
Politica monetaria accomodante Il governatore ha parlato anche della politica monetaria europea, che resta secondo lui ancora "molto accomodante". Stiamo valutando - ha detto Draghi - tempi e modi del rientro dall’impostazione eccezionalmente espansiva che ha caratterizzato la politica monetaria nell’area euro dopo la crisi. Essa rimane, anche dopo il rialzo dei tassi d’interesse di riferimento deciso la scorsa settimana, molto accomodante. Le politiche monetarie - ha spiegato il governatore - devono tenere conto dell’emergere di tensioni inflazionistiche, sospinte dal rincaro dei prodotti alimentari ed energetici. Nell’area euro, dove l’inflazione è dall’inizio dell’anno al di sopra del 2%, occorre prevenire il deterioramento delle aspettative sulla dinamica dei prezzi interni".
La crisi "Il nostro Paese, non corresponsabile della crisi, vi è entrato già debole, ha pagato un prezzo alto di riduzione del reddito e dell’occupazione, ne esce con i suoi problemi strutturali ancora da risolvere", ha aggiunto Draghi nella lectio magistralis con cui ha aperto
Biennale Democrazia, rivelando poi la sua ricetta per la crescita del Paese: "La politica economica deve saper creare quell’ambiente istituzionale in cui la capacità dell’economia di svilupparsi possa dispiegarsi a pieno".
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