Due cinesi morti carbonizzati dentro la fabbrica-dormitorio

Due cinesi morti carbonizzati nell’incendio della fabbrica.
E’ da poco passata l’una dell’altra notte. Muggiò, via 4 novembre 21, gli inquilini della palazzina di fronte si svegliano: colpi secchi, esplosioni a raffica. Aprono le finestre, davanti un forte bagliore, una luce intensissima. Fiamme altissime fumo acre, aria irrespirabile. Qualcuno dice: la fabbrica dei cinesi. Distrutta da uno spaventoso incendio. In molti scendono in strada. Scatta l’allarme.
Sul posto uno dopo l’altro arrivano i vigili del fuoco di Milano, Monza, Desio e Lissone, i carabinieri, le ambulanze, gli uomini della protezione civile. Si delineano in fretta i contorni del disastro. E’ emergenza. In quella fabbrica dove al primo piano trattano tessuti ed al piano terra una decina di cinesi lavora a rotta di collo per rivestire divani, per cause che gli inquirenti devono ancora accertare, divampa il rogo.
Il materiale è facilmente infiammabile. Il fuoco si estende. I pompieri con l’ausilio di diverse autobotti e un’autoscala fanno il possibile. Incollata al capannone un caseggiato dove dormono otto operai e il titolare dell’azienda, in passato tenuta sott’occhio dai militari e dai funzionari dell’azienda sanitaria. Forse qualcosa non è in regola, in ogni caso sembra che non si tratti di uno dei tanti laboratori clandestini dove gli orientali sono sfruttati e costretti ad una vita disumana. Eppure solleva dubbi e perplessità la contiguità fra l’attività artigiale o industriale e la sistemazione degli operai.
I cinesi si svegliano di soprassalto. Sette riescono a fuggire e salvano la pelle. Uno Zhong Jinrui, 44 anni, muore per asfissia. Poi il suo corpo è straziato dal calore. E’ recuperato.
Un altro, cerca una via di fuga, s’infila nel capannone. Errore fatale. Il fuoco lo avvolge. Si trasforma in una torcia umana. Gli tocca una fine orrenda. Il suo corpo resta sepolto sotto le macerie. I pompieri si alternano per ore ed ore. Ce la mettono tutta. Per recuperare i poveri resti devono attendere il mattino. Bisogna attendere ore. Il calore ha colato anche i serramenti dei palazzi vicini. Per loro, fortunatamente solo tanto spavento e una notte da dimenticare. Da Milano arrivano diversi connazionali dei morti. Le vittime erano arrivate nel pomeriggio da Venezia. I carabinieri cercano di capire se erano andati nel capoluogo veneto per una visita alla città. Nella tasca dei pantaloni di Zhong, hanno trovato il biglietto d’ingresso al casinò. L’altra vittima è Wang Xiquing, 58 anni.
I carabinieri del capitano Cataldo Pantaleo, sperano nelle testimonianze dei colleghi e del titolare della fabbrica. I danni sono ingenti. «I sopravvissuti – spiega il sindaco Pietro Zanantoni corso sul luogo del disastro – li abbiamo sistemati nei locali della Croce Rossa. E’ stato fatto tutto il possibile, anche con la collaborazione dei volontari della protezione civile. Nei prossimi giorni vedremo di capire se l’azienda era coperta da una polizza assicurativa. Anche le palazzine vicino alla fabbrica hanno subito danni.

Un paio d’anni fa erano state riscontrare diverse irregolarità da parte dei tecnici dell’Azienda Sanitaria. Adesso mi risulta che era tutto in regola”.
Al momento gli investigatori, che stanno valutando ogni dettaglio, escludono che l’incendio sia d’origine dolosa.

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