di Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica
Un boomerang la «pistola fumante» dell’intercettazione fra il portavoce del premier e il direttore del Tg1 che a seguito di questa telefonata è finito indagato. La ragione che ha portato il Pm di Trani a indagare Augusto Minzolini risalirebbe alla tempestività con la quale il giornalista avrebbe avvertito Paolo Bonaiuti di un’inchiesta che riguardava anche Berlusconi. L'avrebbe fatto - questa è la tesi della procura - un secondo dopo aver terminato il suo interrogatorio del dicembre scorso, con ciò contravvenendo alle raccomandazioni degli inquirenti. Bene. Oggi si scopre che non fu Minzolini a chiamare Bonaiuti subito dopo il passaggio in procura ma fu quest’ultimo, e parecchio tempo dopo la fine dell’interrogatorio (alle ore 22.27) a telefonare al direttore del Tg1 per chiedergli com’era andata la trasferta a Trani. Eppoi mai il nome del premier, nemmeno in modo criptato, viene evocato nella telefonata intercettata. Mai spunta un riferimento, diretto o indiretto, al filone Agcom-Annozero. Minzolini fa solo cenno all’assurdità della sua convocazione per un’inchiesta sulle carte di credito revolving. In diretta, poi, Minzolini racconta che solo il suo tg mandò in onda un servizio sullo scandalo delle carte che i presunti truffatori non volevano uscisse, a dimostrazione di come lui c’entrasse punto con quest’inchiesta.
«CIAO PAOLO,
UN’INCHIESTA FOLLE»
Minzolini: «Pronto». Bonaiuti: «Augusto, sono Paolo Bonaiuti, come stai?». Minzolini: «Paolino come stai. Bene e tu?». Bonaiuti: «Volevo sapere come era andato il tuo viaggio, tutto bene?». Minzolini: «Sì, cioè... “tutto bene” è una cosa abbastanza... ridicola! Su una follia... che dicevano... allora in tre parole, una questione che riguarda l'American Express, la quale è stata messa nei guai (...) perché c’è stata... un finanziere aveva... hai presente queste carte di credito, revolving?». Bonaiuti: «Sì». Minzolini: «Secondo il giudice gli hanno fatto degli interessi molto alti (...) e allora “ipotesi di usura”. Poi qualcuno, uno che... io conosco ma... così... diciamo... ha millantato che poteva intervenire per evitare che questa cosa qui danneggiasse l’immagine dell’American Express, sia su Mediaset, sia sulla Rai, quindi...». Bonaiuti: «Un giornalista?». Minzolini: «No no macché, un (omissis) che prima era politico ma è un’altra cosa... e poi questa cosa qui... quindi ha messo in mezzo... sono stati chiamati gente di Mediaset, io e il povero Del Noce, che oltretutto fa la fiction, quindi non c’entra niente. E quindi mi hanno richiesto di questa cosa qui, se per caso io... qua... là... io, ti ho detto, mai sentito nulla del genere, mai conosciuti i vertici dell’American Express, quindi è proprio una cosa che non so da dove nasce, dove finisce una cosa del genere, però la cosa divertente, che quando sono tornato sono andato a verificare che quella notizia tra i telegiornali l’unico che l’ha data sono stato io, l’ho data di notte ma ci ho fatto un servizio. Gli altri telegiornali, compreso il Tg3, non avevano fatto nessuna... in realtà, cioè guarda, da farti rodere il culo! Cioè io questo non sono riuscito a dirglielo perché non lo sapevo...». Bonaiuti: «E ti hanno fatto perdere quanto? Un giorno?». Minzolini: «Un giorno intero e poi con tutte le complicazioni». Bonaiuti: «Cioè?». Minzolini: «Cioè tutte ’ste cose qui, vai lì, parla, riparla, no...». Bonaiuti: «Però io non l’ho vista l’uscita». Minzolini: «No, è uscita sui giornali locali. Lì è uscita e ovviamente a me mi hanno messo un po’ più in evidenza insieme a Del Noce. Comunque è una cosa allucinante, io non so...». Bonaiuti: «Ma non c’è nulla quindi?». Minzolini: «Io ti ho detto che non ne so proprio nulla di questa cosa qui, immagina soltanto che io pago un sacco di interessi all’American Express, tant’è che gli ho detto che potrei essere io un testimone a carico, perché non mi fido, essendo uno un po’ di cultura contadina, perciò invece di avere l’accredito diretto del conto, mi faccio arrivare l’estratto conto e devo andare a piazza di Spagna (sede dell’American Express, ndr). A piazza di Spagna poi io sto fuori o cose del genere, non arrivo mai in tempo entro il 16, per cui comincia la mora di sette giorni e, essendo in mora, è sicuramente superiore a quella di queste carte di creduto (...). Quindi io sono uno dei danneggiati e quindi ho detto “se vi serve un testimone io lo faccio tranquillamente”». Bonaiuti: «Quindi una stronzata!». Minzolini: «Ma sì. Soltanto che però ti fa capire che siamo in un Paese di folli, guarda proprio di folli (omissis)».
IL CAVALIERE IN SOCCORSO
DEL PRESIDENTE MARRAZZO
In una chiacchierata tra Roberto Viola (segretario generale Agcom) e Innocenzi, traspare una profonda irritazione per la raffigurazione video del caso Marrazzo. Berlusconi è imbufalito per quest’ennesima docu-fiction. Innocenzi attacca: «Hanno fatto addirittura che il carabiniere mette la pistola sulla testa di Marrazzo, pensa dove l’hanno vista, che cosa è emerso, da una parte, che Berlusconi è un ricettatore (...). E l’altra cosa che passa è che i carabinieri sono tutti malfattori (...). Mi auguro che l’Arma dei carabinieri faccia un esposto». Viola: «No... è che Marrazzo è una specie di vittima, diciamo, di un sistema». I: «Quello non è che lui andasse coi trans, no, non c’entra niente». V: «È una vittima di un sistema deviato». E ancora. Parlando con il collega Savarese, sempre su insistenza di Berlusconi, Innocenzi ribadisce che così non si può più andare avanti: «(...) Oltre al fatto di vedere i carabinieri con la pistola sulla testa di Marrazzo, ogni volta questa faccenda della docu-fiction che non può fare (...). Mi ha detto che sono andati davvero oltre, e mi ha chiamato stamattina dicendo che era una cosa vergognosa (...). Perché lui (Santoro, ndr) continua ad alzare l’asticella, sta facendo una cosa che non è più accettabile, cioè fa una rappresentazione virtuale della realtà perché fa vedere i carabinieri... che non hanno mica messo la pistola sulla testa di Marrazzo».
«SONO COSENTINO
FACCIO UN ESPOSTO»
I processi sommari, senza contraddittorio, con puntuale emissione di sentenza di colpevolezza per l’imputato di turno crocefisso in diretta tv, fanno arrabbiare il presidente del Consiglio. Che a più riprese, appena può, lo fa presente anche in modo energico. Parlando con Innocenzi il 14 novembre scorso, a proposito della puntata di Annozero sul sottosegretario Nicola Cosentino non l’aveva mandata a dire nemmeno al presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò. Berlusconi: «È stata proprio una cosa oscena perché tieni presente che... hanno fatto praticamente un processo a Cosentino in costanza di un procedimento giudiziario che è arrivato addirittura a una richiesta d’arresto, utilizzando degli attori...». Innocenzi: «Qui la cosa è grave...». B: «Ecco, è grave anche il fatto che facciamo un processo a uno, è gravissimo che qua non ci sia nessuno che lo difenda, che quindi non ci possa essere nessuno in contraddittorio. È grave che facciano interpretare da degli attori delle cose che risalivano fra l’altro a dieci anni fa»...
Qualche giorno prima Cosentino aveva provato a metterci una pezza. Il 10 novembre, spronato da Berlusconi, chiama Innocenzi per studiare il da farsi. Per bloccare il processo alla sua persona. Cosentino: «Scusami se ti disturbo, ho parlato col presidente, che mi ha detto di rivolgermi a te. Io domani intendo presentare un esposto preventivo all’autorità del Garante... circa la trasmissione Annozero che si dovrebbe tenere dopodomani su questa vicenda. Quindi mi ha detto “chiama un attimino Giancarlo e fammi sapere”». Innocenzi: «Certo, ottimo. Allora tu fai subito una lettera direttamente al presidente dell’autorità, che è Corrado Calabrò, nella quale dici che “da fonti stampa... da notizie, risulta che giovedì ci sarà una trasmissione che riguarda temi su...
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