E la città "by night" perde un altro pezzo. Trottoir chiude tra rock e ricordi di Pinketts

La "tre giorni" d'addio. I fondatori: ricorso contro il Comune

E la città "by night" perde un altro pezzo. Trottoir chiude tra rock e ricordi di Pinketts
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«E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia», mormorava il replicante Roy in una scena del cult movie «Blade Runner». Ed è un po' questo il mood che aleggiava l'ultima sera della tre giorni di addio del Trottoir, storico locale, meta di artisti e salotto per intellettuali bohémienne che nell'ex casello di dazio di piazza XXIV maggio spesso si ritrovavano.

Da venerdì scorso, per tre sere, gli aficionados del club fondato 22 anni fa da Massimo «Run» Mannarelli e Michelle Vasseur, si sono ritrovati in quello che fu il quartier generale dello scrittore Andrea G. Pinketts per un'ultima maratona: prima la musica delle band di Mucianga, Bluesman, Bang Bang, Pulp Project, Dan e i suoi fratelli, poi il film «La fabbrica del Vapore» di Ettore Pasculli, la presentazione del libro «Squallore» (Mursia) di Pierangelo Dacrema con Guido Oldani e Renato Mannheimer, e la performance di Michelangelo Jr. Gandini, una delle anime del Trottoir. Vani sono stati i tentativi di far sopravvivere alle logiche del mercato immobiliare il locale da sempre teatro di mostre, presentazioni di libri, dibattiti; oltre alla presenza quotidiana di personaggi come Pinketts, che qui si rifugiava a scrivere i suoi romanzi, o come Philippe Daverio che vi elaborava i suoi documentari. Intanto sul palco del Trottoir trovavano spazio musicisti metropolitani e future stelle come Malika Ayane, The Kolors e molti altri. Il bando istituito dal Comune nel 2023 per riassegnare la concessione dell'ex casello non ha tenuto minimamente conto del diritto di prelazione dello storico assegnatario che, oltre ad aver esercitato un indiscutibile ruolo culturale in città, ha investito oltre un milione in un edificio che nel 2003 era inagibile. Ma dopo l'ultima nostalgica festa, i fondatori del locale che un tempo albergava in corso Garibaldi intendono ancora far valere i propri diritti. «Dovranno chiamare la forza pubblica perché da qui non ce ne andremo finchè il Comune non ci risarcirà dei danni subiti», tuona «Run» Mannarelli annunciando un'azione legale contro Palazzo Marino. Le motivazioni le chiarisce Vasseur: «Dal 2013 siamo stati transennati per due anni per i lavori di Expo 2015 senza la minima compensazione, ovvero senza un euro di sconto rispetto a un affitto pagato al Comune di 50mila l'anno; nel frattempo avevamo ristrutturato l'edificio per renderlo idoneo ad un'attività aperta al pubblico; poi è arrivato il Covid che ci ha costretto a liquidare i dipendenti. Infine, questo bando capestro che abbiamo perso per 27mila euro; eravamo disponibili a un aumento dell'affitto, ma non potevamo competere con un mercato immobiliare che in questa città è impazzito».

Poi c'è un valore non quantificabile, quello della memoria: che fine farà, ad esempio, l'affresco dedicato a Pinketts nella sala dove lo scrittore creava? «A questa

Giunta, finta di sinistra e attenta solo a far cassa, della cultura non frega nulla dice Vasseur l'affresco lo cancelleremo noi il 30 gennaio prima che venga abbattuto per fare spazio alle cucine dell'ennesimo ristorante».

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