Al 31 dicembre di questanno, sul Settantasette della sinistra e dei suoi protagonisti sapremo tutto: logiche politiche, idiosincrasie, gusti musicali, scazzi di famiglia, estremisti e protoriformisti, Scalzone e Annunziata, Radio Alice e Piero Ottone. Liberazione che fa uscire la storia degli anni Settanta in fascicoli, il Secolo dItalia che censura questa voglia di copyright, i pochi (speriamo di no) che si ricorderanno del primo 45 giri di Vasco Rossi e della prima puntata di Happy days, trasmessa il 12 agosto (altri tempi, altri palinsesti...).
Era facile immaginarlo. Dellaltro Settantasette, quello vissuto a destra, in genere si sa poco. Difficile immaginare conferenze universitarie di qualche reduce, e i politici tendono a svicolare per non interrogarsi troppo. È un anno dove la violenza si fa ancora più cieca. Eppure non è solo barbarie, il Settantasette. In quellanno accadranno cose destinate a ripercuotersi ancor oggi sulla morfologia politica e lantropologia della destra italiana. A gennaio, dopo il congresso del Msi, nasce la corrente di Democrazia nazionale, uscita dal partito accusando Almirante di voler fare lantisistema a tutti i costi. Lesperienza durerà poco, ma qualcuno ancora è convinto che siano lì i germi della nascita di Alleanza nazionale. Nel 1977 Almirante impone Gianfranco Fini alla segreteria del Fronte della gioventù, bloccando la vittoria di Marco Tarchi. La carriera politica di Fini dura ancora, quella di Tarchi termina nei primi anni Ottanta, ma lintellettuale fiorentino segnerà e non poco limprinting della destra giovanile che si va configurando in questi anni.
Anche se il Msi almirantiano fa quasi finta di non accorgersene, nel Settantasette a destra finalmente mette radici la creatività. Fioriscono le radio «libere», dalla milanese Radio University alla romana Radio Alternativa: arriveranno a essere sessanta. Nascono cantautori e gruppi musicali, dagli Amici del vento agli ZPM, dagli Janus alla Compagnia dellanello, che superano con suoni folk e rock il nostalgismo delle marcette. Si moltiplicano le riviste, dalla satira colta de La voce della fogna al più istituzionale Dissenso, da Linea e Elementi. Il Candido di Giorgio Pisanò appoggia «scandalosamente» la cacciata di Luciano Lama dalla «Sapienza» titolando: «Viva la rabbia della gioventù». Sui muri delluniversità è apparsa la scritta, con tanto di croce celtica: «Caradonna 68 Lama 77». Autonomi più fascisti contro il sistema, poi si scoprirà che è una mezza balla ma intanto il mito è stato costruito.
Si leggono le prime critiche cinematografiche da destra, lattenzione per il ribellismo gauchiste segna «contaminazioni tra mondi apparentemente lontanissimi», scrive Umberto Croppi, uno dei fasciocreativi di allora, nellintroduzione di I sogni e gli spari. Il 77 di chi non cera, di Emiliano Sbaraglia (Azimut, pagg. 128, euro 9,90). Insomma, la destra giovanile si muove, tra mille limiti e inevitabili contraddizioni, con la voglia di togliersi il piombo dalle ali (e intorno alle sezioni, anche se lo spontaneismo armato sarà vicolo cieco di tante speranze) e di stare nei movimenti generazionali. Il punto di coagulo di queste pulsioni è il primo dei tre Campi Hobbit. Ha luogo a giugno a Montesarchio, provincia di Benevento, organizzato dai giovani rautiani. Dietro il richiamo alla mitologia tolkieniana, scrive Luciano Lanna, «tutto un universo creativo e giovanile trovava nuove metafore di comunicazione»: biopolitica ed ecologia, alimentazione e fumetti, le nuove forme grafiche, i murales, la curiosità per gli indiani metropolitani, la croce celtica come simbolo antinostalgico, i fumetti francesi di Jack Marchal, la questione femminile, la fantasy, gli stili di vita, lelaborazione intellettuale.
Stanno cominciando, con tre anni di anticipo, gli anni Ottanta. Due ottime guide per orientarsi sono lAgenda 2007 dellassociazione Lorien (www.lorien.
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