
È bene essere il più possibile allegri a tavola, non leggere e non trattare affari, così come è ottima norma riposare dopo i pasti ascoltando qualche brano di piacevole musica o schiacciando un pisolino o dedicandosi a qualche svago gradito che non implichi soprattutto eccessiva applicazione mentale o visiva. Lo si nota del resto in natura, tra gli animali che sono gli esseri per eccellenza guidati dall'istinto; dopo il pasto qualunque animale se ne sta quieto a riposare od a dormire, ed anche tra le belve è riconosciutissima una assai minore aggressività a pancia piena, che non è solo legata al placato istinto della conservazione, ma anche a vere e proprie necessità fisiologiche. Sappiamo quale lavoro implichi il fenomeno della digestione, da sé solo capace di polarizzare una grande quantità di energie necessaria alla motilità gastrica ed intestinale ed alla secrezione delle veramente imponenti quantità di succhi digestivi. Lasciamo quindi inattivi i muscoli e la mente affinché a quel lavoro non vengano distolte quelle energie di cui abbisogna per un buon compimento.
I nostri bambini fanno regolarmente un pisolino dopo i pasti principali e gli adulti avranno spesso notato come la resa di lavoro diminuisca sensibilmente circa due ore dopo aver consumato un pasto normale; qualcuno anzi nota sensibili disturbi, quali mal di capo, mal di occhi, ronzii, etc. se si applica al lavoro dopo i pasti. Bisogna evitare la sovralimentazione ed i pasti troppo copiosi. Il più delle volte non solo si mangia troppo, ma anche alimenti troppo ricchi sia in materiale azotato (carni), sia in grassi. Sarà interessante a questo proposito che il lettore per pura curiosità, riferendosi alle indicazioni che ha trovato nella prima parte di questo volume, faccia un calcolo anche approssimato delle calorie ingerite sotto forma di alimenti, nelle 24 ore. Gli avverrà spesso di constatare di essere ad una quota pari a quella dei taglialegna mentre il suo lavoro è per avventura sedentario e di concetto (...).
I piccoli pasti sono i più consigliabili. Se non proprio i classici cinque pasti delle popolazioni nordiche che comporterebbero profonde alterazioni delle nostre abitudini di vita, almeno quattro pasti dovrebbero essere da noi consumati, ed in essi dovrebbe essere equamente distribuito il nostro fabbisogno giornaliero.
Ma essendo anche questo praticamente inattuabile nello stretto senso fisiologico, sarà opportuno che ci si orienti verso un buon pasto del mattino a base di caffè e latte, o tè, o jogurth, pane, burro e marmellata o miele; chi fosse insofferente di questi alimenti potrebbe sostituirli con vantaggio con una minestrina calda accompagnata da pane o grissini o chrechers, oltre ad una piccola quantità di frutta fresca ben matura.
A mezzogiorno nei nostri paesi si consuma il piatto forte. Sarebbe assai opportuno cercare di indebolirlo un po', a vantaggio della merenda. Quanti arriverebbero a sera assai meno stanchi del lavoro svolto durante la giornata se d'abitudine consumassero una buona merenda. Per i sani c'è scelta libera, da un pasto analogo a quello del mattino; ad un cappuccino con brioche per i più frettolosi, ad un buon panino imbottito o due per chi viaggia, con una tazza di caffè o tè caldo, ad una abbondante razione di frutta per gli amatori.
La sera, da noi, si consuma il secondo pasto forte. Anche questo pasto generalmente è troppo abbondante. Quando si sia fatta merenda si pensi che la giornata è finita e che il consumo di energia scende al minimo durante la notte riposata, si capirà come sia inutile ingerire una eccessiva quantità di cibo.
Una buona minestra ben calda, un piatto di verdure miste crude e cotte, un uovo o un pezzo di formaggio, il pane ed una buona razione di frutta, sono più che sufficienti al pasto serale. È d'altra parte ben risaputo che la notte corra più riposata se la sera ci si alza da tavola con ancora un po' d'appetito.
Implicitamente abbiamo qui già indicato alcuni degli errori dietetici più rilevanti. Ne indicheremo qualche altro che entrato a far parte delle nostre abitudini è più difficilmente individuabile. Uno dei più comuni è l'abuso di vino, o l'uso abitudinario di alcoolici ad elevata gradazione, e di aperitivi alcoolici. Il vino non deve essere consumato, salvo nei casi di lavoro manuale pesante, a dosi superiori a mezzo litro al dì (1/4 per pasto). Anche a questa dose, in un anno se ne bevono quasi due ettolitri! ed il fegato è uno solo.
L'uso del bicchierino di liquore (cognach, wischy, grappa, ecc.) dovrebbe essere limitato a poche volte la settimana e sempre a stomaco pieno: a parte la considerazione che il vero amatore lo degusta piccole dosi e sempre delle qualità migliori.
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