E il serafico Giulio ironizza: «Ecco i franceschi tiratori»

da Roma

Non ha parlato con i giornalisti ma per lui parlava lo sguardo attento, e a tratti deluso o sorridente, sopra le mani giunte, sempre posate sullo scranno che non ha abbandonato mai, come del resto ha sempre fatto anche da «semplice» senatore a vita. Giulio Andreotti non si è alzato neanche per capirne di più quando l’aula di palazzo Madama era un circo di marionette impazzite per la storia del «Franco-Francesco», il nome cambiato del candidato Marini che ha imposto l’annullamento della seconda votazione, con il presidente provvisorio Oscar Luigi Scalfaro pietrificato a guardarli e il centrosinistra in preda a crisi isterica. «Marini è stato colpito dai franceschi tiratori», avrebbe commentato Andreotti con la proverbiale ironia dopo l’annullamento della seconda votazione.
In tanti sono andati a salutare «zio Giulio» prima, durante e dopo le votazioni: la prima, la seconda e la seconda bis. Strette di mano e sorrisi, anche quelli dello sfidante Franco Marini, che fu suo ministro ormai quasi quindici anni fa. Il senatore a vita è sempre stato il primo a votare, per una questione di ordine alfabetico, e costantemente accompagnato, mentre entrava nella cabina elettorale, dagli applausi del centrodestra.
Andreotti ci teneva alla sfida e l’ha mostrato fin dai primi minuti in cui è arrivato in aula, intorno alle 11 del mattino. Dopo la prima votazione ha lasciato il Senato per tornare a casa per uno spuntino e un piccolo riposo. Poi ancora la maratona dell’aula, dalle 16.30.

Nei momenti più infuocati della seduta, quando i segretari disquisivano su quel nome storpiato, il senatore allargava le mani a chi gli si avvicinava, come a dire: aspettiamo. E infatti l’attesa ha confermato che la partita non era finita, non almeno alla seconda votazione.

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