«Gli eccessi della finanza mettono in ombra la ripresa»

da Milano

«La situazione di questi giorni mostra soprattutto una cosa: quanto possono essere diverse le dinamiche tra economia reale e Borse. Dai dati macroeconomici arrivano segnali positivi, ma i mercati finanziari sembrano distratti, alle prese con altri problemi». Larry Hatheway, ex ricercatore per la Federal Reserve americana, è da 12 anni in Ubs, dove oggi è responsabile di tutta l’area analisi economiche.
Cominciamo dalle Borse, allora. La giornata è stata di nuovo negativa.
«Il meccanismo è tutto interno ai mercati. La molla che ha dato il via ai problemi è stata, com’è noto, la crisi dei cosiddetti prestiti “subprime”, i mutui concessi ai clienti meno affidabili. Il deterioramento del settore è stato progressivo e oggi ci si è ormai rassegnati ad assistere a una serie di default, di gruppi anche di rilievo. Questo ha messo in moto una serie di effetti anche in comparti a prima vista non collegati. In genere, gli investitori hanno preso atto di aver preso nel recente passato troppi rischi. Per questo stanno tirando il freno».
Le conseguenze?
«Presto dette: credito meno facile per le operazioni di acquisizione finanziate con il debito, tendenza dei risparmiatori a ridurre l’esposizione sul settore azionario. In generale il cosiddetto “flight to quality”, un approccio orientato a investimenti di maggiore tranquillità. E credo che nessuno oggi può sentirsi di prevedere che dimensioni assumerà il fenomeno. Se siamo solo agli inizi o se invece il riposizionamento si sia già in larga misura completato».
E dunque le Borse non hanno badato ai dati sul buon andamento dell’economia americana...
«Appunto. Un peccato, perché i dati sono positivi. Confermano che per l’economia Usa non è in arrivo nessuna recessione, come qualcuno temeva. Anzi, nel 2008 ci sarà la ripresa. Modesta, ma sempre ripresa, per di più senza alcun segnale allarmistico per quanto riguarda l’inflazione».
Quanto al Pil americano, crescono investimenti e l’accumulazione di scorte da parte delle imprese, si riduce il peso dei consumi. Che cosa vuol dire?
«Vuol dire che è in corso un riequilibrio. Le spese dei consumatori hanno mantenuto in tempi recenti un ritmo francamente insostenibile: crescevano a tassi superiori al reddito prodotto. Ora è il momento delle aziende. La ripresa dell’economia internazionale favorisce l’export americano, anch’esso in crescita. E questo potrà avere come conseguenza un riequilibrio dei rapporti valutari, soprattutto nei confronti del dollaro canadese e dell’euro, che potrebbe avere raggiunto il picco nei confronti della moneta Usa. Meno rilevanti saranno invece le conseguenze nei rapporti tra dollaro americano e monete asiatiche. Dal lato dei consumatori americani restano solo due incognite».
E cioè?
«Ci sono due fattori che potrebbero ridurre in maniera netta il potere d’acquisto delle famiglie.

Il primo è un protrarsi dei rialzi in campo energetico causato da ulteriori aumenti del prezzo del petrolio, già alto rispetto al recente passato. Il secondo è un aggravarsi della stasi del mercato immobiliare che potrebbe avere impatto sulla possibilità di finanziamento da parte dei risparmiatori».

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