Cinema e arte contigui e diversi, in un interscambio di suggestioni. Questo racconta «Collateral. Quando larte incontra il cinema» (allHangar Bicocca di Milano fino al 15 marzo). Nellenorme spazio sono posizionati 15 grandi cubi neri o, come li definisce Adelina von Fürstenberg, curatrice con i contributi di Anna Daneri e Andrea Lissoni, caverne platoniche in cui lo spettatore simmerge per godersi le proiezioni. Si viene così risucchiati in mondi disparati, in cui le influenze tra arte e cinema rimbalzano in modo differente.
Pierre Bismuth, francese, doppia Il libro della giungla di Walt Disney attribuendo a ogni animale una lingua diversa in una riuscita babele linguistica; Clemens von Wedemeyer, tedesco, parte dallultima sequenza de Leclissi di Antonioni per raccontare latmosfera abbandonata di abitazioni vicino a Lipsia nella Germania dellEst; Cory Arcangel, americana, ha scelto Colori di guerra, film del 1988 di Dennis Hopper, e lo trasforma in unastratta sequenza di colori.
I punti dintersezione e sovrapposizione fra arte e cinema sorprendono in continuazione, locchio dellartista viene catturato dai più diversi aspetti della settima arte. In Kristall si assiste a un montaggio di 130 modi di specchiarsi o, come spiegano Christoph Girardet e Matthias Müller nel catalogo edito da Charta, «Kristall si limita ad uno fra i motivi più diffusi e stereotipati della storia dellarte e del cinema: lo specchio. È un elemento talmente inflazionato che a malapena riusciamo ancora a percepirlo allinterno delle messinscene originali. Ci interessa far venir fuori lo sconosciuto allinterno di ciò che appare familiare».
Ed ecco comparire in sequenza le facce più note della storia del cinema. Si va in Giappone con Candice Breitz, sudafricana, che presenta un video in cui chiede agli attori di improvvisare scene di vita quotidiana utilizzando esclusivamente lelementare giapponese da straniera che lei conosce.
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