Riconoscere la realtà può essere difficile, e certamente lo è per l'attuale Commissione Europea Von der Leyen 2, di fatto figlia della precedente, anche se più bilanciata al centro, con un segnale di cambiamento nella sua azione che non si avverte, almeno per il momento. L'economia continentale non tira ormai da tempo, anzi lo scenario si fa sempre più cupo, mentre la sua politica internazionale si sgonfia ulteriormente, tant'è che non ci sorprende il mancato ruolo attivo dell'Europa nel raggiungimento della tregua tra Israele ed Hamas, semplicemente non pervenuta. Altresì appare evidente agli occhi di Trump, la scarsa autorevolezza di diversi leader europei, eccetto Meloni, neanche invitati alla cerimonia presidenziale di insediamento. Ma potremmo aggiungere altre partite, come Cina e Iran, dove non si segnala un intento europeo di volere contare e incidere nel mondo di oggi, e soprattutto, di domani. Nel mentre Eurostat certifica nuovamente una malattia cronica: crescita del PIL inchiodata ad un irrisorio 0.4% nel terzo trimestre del 24, tasso inflattivo annuale al +2.7% a dicembre scorso, mentre l'indice di produzione industriale continua a essere negativo, in calo strutturale dal 2021. Tiene, almeno, la bilancia commerciale dell'export. Tuttavia, ciò che desta ulteriore preoccupazione ormai da troppo tempo, è la cronicità della sfiducia dei consumatori e delle imprese europee, in ulteriore calo a dicembre.
Lo shock positivo per l'industria e l'innovazione, annunciato con la dichiarazione del Consiglio Europeo di Budapest a novembre scorso, non si vede affatto, così come non si sono viste le azioni a valle della presentazione dei report Letta e Draghi, per definire una nuova e robusta linea strategica di interventi su capitali e inflazione, su industria ed economia per il rilancio basato sui settori strategici maggiormente competitivi, tra cui l'industria farmaceutica, veicolo di innovazione per la salute dei cittadini e traino industriale ed economico per il continente (primo settore nel saldo import-export, 158 mld di Eur nel 2023), che offrono le più ampie chances di successo, sia a breve che lungo termine.
Se la Commissione Europea non avrà il coraggio di prendere immediatamente atto di una situazione di grave e allarmante crisi economica e industriale, altrettanto indefinita, lenta e poco credibile sarà la ricetta di cura qualora fosse presentata, se non accompagnata da visione strategica, riforme e azioni concrete per rilanciare industria ed economia. Ma l'urgenza, oltre a definire un piano ed un'agenda per il rilancio e la competitività industriale basati sulla capacità di sviluppare prodotti innovativi, deve essere nell'attrazione dei capitali e in nuove politiche monetarie competitive per il credito alle imprese, stimolando e velocizzando massivamente la capacità di fare ricerca e sviluppo nel settore farmaceutico e nella salute, rafforzando la protezione brevettuale sui farmaci e la capacità produttiva.
Tutto questo passa per profonde e radicali riforme, attraverso la definizione inderogabile di un Growth Deal per l'industria farmaceutica e le Life Sciences, che preveda anche una riforma regolatoria profonda dell'EMA (European Medicines Agency), che sia in grado di valorizzare l'innovazione farmacologica attraverso i dati, ponendosi quindi allo stesso livello di autorevolezza ed efficienza dell'FDA (Food and Drug Administration).
L'Europa pare essere l'unica tra le grandi aree mondiali a non aver compreso ed agito dopo la lezione del Covid-19, a distanza ormai di cinque anni, senza la definizione di obiettivi ambiziosi comuni di spesa sanitaria rispetto al PIL, e sia nella definizione della qualità dell'assistenza sanitaria, investendo in farmaci, vaccini, innovazione tecnologica, digitale e dati. Tutto questo avviene nel mezzo di una tempesta perfetta, con Germania e Francia in crisi, lasciando quindi un'ulteriore opportunità politica e istituzionale all'Italia di giocare un ruolo da leader europeo ed internazionale senza precedenti, come già sta facendo.
Dopo avere gridato all'innalzamento della spesa in difesa dell'Europa al 5% sul PIL, sarà nuovamente Trump a darci la ricetta per le Life Sciences in Europa? Non crediamo, ma sicuramente non possiamo più attendere.*Presidente Farmindustria
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