A2a punta al fotovoltaico. Shopping da 205 milioni

Il gruppo acquista 17 impianti da Octopus e diventa il secondo in Italia per le rinnovabili

A2a punta al fotovoltaico. Shopping da 205 milioni

Salto dimensionale per A2a nelle rinnovabili. Grazie a una maxi-operazione nel fotovoltaico la società guidata dall'ad Renato Mazzoncini ha iniziato a porre le basi di quella crescita dimensionale indicata nel nuovo piano industriale e che proietta il gruppo da utility lombarda a gruppo energetico nazionale. A2a è diventata infatti il secondo operatore, dopo Enel, per produzione da energia rinnovabile. Cavallo di Troia del mercato, l'operazione con cui l'utility ha acquistato per 205 milioni di euro 17 impianti fotovoltaici (per un totale di 173 megawatt) al momento gestiti dal fondo inglese Octopus Renewables, un operatore specializzato nella gestione di investimenti nel settore delle energie rinnovabili parte del gruppo britannico Octopus Investments. Gli impianti (9 nel Lazio e 8 in Sardegna) costituiscono, di fatto, il portafoglio più grande nel settore fotovoltaico che non gode di incentivi, si tratta, dunque, di impianti di nuova generazione che hanno già raggiunto la grid parity. Solo il primo passo di una crescita importante in un mercato che dovrà generare nuova capacità per 30 GW al 2030 per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec).

In particolare, alle rinnovabili, A2a ha destinato da piano oltre 4 miliardi di euro, in investimenti e acquisizioni con un focus su fotovoltaico per il 60% ed eolico (40%). «Gli impianti spiega la società - potranno garantire un aumento della capacità installata che permetterà di produrre a regime circa 420 GWh l'anno di energia green pari al consumo annuo di circa 200mila clienti residenziali, consentendo di evitare l'emissione di 2,5 milioni di tonnellate di CO2 complessive nell'intero ciclo di vita degli stessi». Fattore fondamentale alla luce degli obiettivi Ue sulla lotta al cambiamento climatico.

«Questa operazione rappresenta il primo investimento rilevante nella direzione indicata dal nuovo piano industriale presentato a fine gennaio», ha detto Mazzoncini, spiegando che «le dimensioni dei singoli impianti e le soluzioni di connessione utilizzate, creano le condizioni per l'utilizzo, in un prossimo futuro, di tecnologie come lo storage e l'idrogeno». Sull'idrogeno il gruppo ha iniziato alcune sperimentazioni sul fronte della mobilità con Snam, Fnm ma anche con Ardian. Rinnovabili a parte, il gruppo ieri Borsa ha pagato (-1,12%) la decisione del Tar della Lombardia, che ha bloccato le nozze con Aeb, multiutility brianzola.

In ballo, in base alla perizia di stima sul valore dell'aggregazione, c'è un matrimonio da 450 milioni. Quel che sanciscono i giudici amministrativi è che la scelta del Comune di Seregno di non seguire «la procedura di evidenza pubblica è illegittima».

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