L'Aim di Borsa Italiana va al raddoppio e batte il listino principale reggendo con maggior forza alla pandemia: merito della diversificazione settoriale dell'indice e della presenza di investitori istituzionali (Banca Mediolanum, Azimut e Julius Baer, i più attivi). Il segmento dedicato allo sbarco in Borsa delle Pmi ha visto la propria capitalizzazione lievitare da 3 a 6 miliardi, negli ultimi cinque anni, per un numero di società che è passato da 72 a 127 (+76%). La crescita nel 2020 è stata frenata dall'emergenza Covid, ma le Pmi dell'Aim hanno comunque retto meglio delle sorelle maggiori scambiate sul listino principale. Da inizio anno l'indice Ftse Aim Italia ha perso il 12%, mentre quello delle Mid e Small Cap il 17 e 16%.
Una fotografia che emerge dal VII Osservatorio Aim di IR Top Consulting che riunisce esperti e istituzioni per lo sviluppo del mercato dei capitali. L'Osservatorio mostra come nel periodo 2015/2020 l'efficienza del mercato espressa secondo le principali variabili (governance, liquidità, trasparenza, attenzione alle tematiche Esg) sia aumentata. Inoltre dal 2010 sull'Aim sono andate in scena 180 Ipo per un giro d'affari di 5,6 miliardi.
Il 2020, però, non sarà un anno altrettanto fortunato: dopo un 2019 in cui è stato primo hub finanziario europeo con 35 Ipo, alle prime 3 quotazioni 2020 se ne aggiungeranno a breve altre (Montefarmaco, Fabilia, Reti, Franchi Marmi con TheSpac), ma se ne stimano solo una decina in totale. «Mai come ora, quindi, il tema della finanza alternativa e le misure governative a favore delle pmi sono decisive per il rilancio dell'Italia» ha sottolineato Anna Lambiase, fondatore di IR Top Consulting -. In particolare Lambiase ha messo in luce l'importanza del credito di imposta sui costi di quotazione, misura che ha fornito una spinta per le quotazioni sul mercato Aim e che «deve essere assolutamente estesa anche al triennio 2021-2023».
Non solo. Se sul fronte della governance sono migliorati i principali parametri standard - il 98% delle società presenta almeno un componente indipendente nel board (91% nel 2015), il 61% almeno una quota rosa nel cda (dal 42%), l'83% il voto di lista per la nomina del cda (dal 59%), e il 70% ha almeno un comitato consiliare (dal 40%) è necessario aumentare la trasparenza del settore.
Come il caso Bio-on, società di bioplastiche che ha falsificato i bilanci, insegna. A questo proposito da lunedì Borsa Italiana ha apportato alcune modifiche regolamentari rendendo obbligatori la nomina di un investor relator e un indipendente nel cda.
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