Amco decide di correre ai ripari e rivede la sua organizzazione interna. Come ha scritto Il Giornale nei giorni scorsi, la Corte dei Conti starebbe valutando di aprire un'indagine sulle rettifiche di valore per 523,8 milioni sul portafoglio di crediti Npl senza garanzie acquisiti durante la gestione dell'ex ad Marina Natale. Crediti acquisiti a prezzi elevati, poi sfociati in rettifiche di valore che hanno trascinato il bilancio della controllata del Tesoro in un profondo rosso per 388 milioni di euro. Attività che, peraltro, in passato avevano fatto storcere il naso a Bruxelles e preoccupato i funzionari del Tesoro.
Ora Amco, che da un anno è passata nelle mani dell'ad Andrea Munari (in foto), con il via libera del consiglio d'amministrazione di ieri ha varato una serie di modifiche organizzative. Nel dettaglio, informa un comunicato, la nuova struttura si basa sulle linee evolutive già presentate in occasione del Piano industriale e «rende ancora più solida la governance societaria, facilitando la produzione di valore dal portafoglio esistente». La nuova organizzazione sarà effettiva da luglio e prevede: a) il rafforzamento delle strutture di business che evolvono in due Direzioni, Turnaround & Strategic Financial e Npe & Outsourcing; b) il presidio delle aree di business e delle funzioni di supporto con la nomina di un condirettore generale; c) l'efficientamento del sistema dei controlli interni con l'unificazione delle direzioni Compliance e Antiriciclaggio; d) il potenziamento dei controlli interni con l'introduzione di una nuova Funzione Controlli Accentrati di primo livello.
Insomma, tutta una serie di provvedimenti utili a evitare che possano riproporsi i problemi del passato. Il faro dei giudici contabili sarebbe puntato sull'acquisto di crediti deteriorati non solo da Mps, ma anche da Banca Carige nel dicembre 2019 e da Popolare di Bari nel giugno 2020.
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