Dopo un giorno di silenzio, Enel contrattacca e annuncia di voler impugnare il provvedimento dell'Antitrust di fronte a un giudice. E, con la utiliy guidata da Francesco Starace, si ribellano anche le associazioni di settore che chiedono un intervento del governo. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, martedì, aveva annunciato istruttorie e provvedimenti su Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie per presunte modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura di energia elettrica e gas.
Il decreto della discordia è il cosiddetto Aiuti bis, tra le cui norme prevede la sospensione dal 10 agosto al 30 aprile 2023 delle modifiche al prezzo di fornitura a meno che queste variazioni non si fossero perfezionate già prima dell'entrata in vigore del decreto. L'Antitrust, a ottobre, per la stessa cosa aveva già varato provvedimenti per Iberdrola, Dolomiti, E.On e Iren. Ora le sette società dovranno ripristinare i prezzi indicati prima del 10 agosto con l'autorità che ha dato loro sette giorni per difendersi e valutare, poi, se confermare o meno i provvedimenti. Enel, però, è convinta di essere nel giusto sostenendo, in una nota, di non aver «modificato alla propria clientela le condizioni economiche durante il periodo di validità dei contratti, conformemente a quanto disposto dall'art. 3 del Decreto Legge Aiuti bis». Alla base c'è un problema di interpretazione: l'Antitrust - fa notare Enel - chiede di applicare l'articolo in questione anche ai rinnovi contrattuali, «proponendo dunque un'interpretazione analogica errata di una disposizione eccezionale». Questo rischia di danneggiare, sostiene l'utility, «i clienti per i quali gli operatori elettrici non avranno energia disponibile a prezzi pre-crisi che rischiano, dunque - stante l'impossibilità di rinnovare il contratto - di transitare sul mercato tutelato o della salvaguardia che oggi pratica prezzi più alti di quelli applicati in sede di rinnovo delle offerte in scadenza».
Le associazioni di imprese Elettricità Futura, affiliata a Confindustria, e Utilitalia in una nota congiunta hanno chiesto un intervento del governo «che chiarisca, come è previsto dal dl Aiuti-bis, che è possibile aggiornare le condizioni economiche dei contratti di fornitura di energia alla scadenza delle stesse se si rispettano i termini di preavviso» e «il diritto di recesso».
Le imprese, se venissero confermati i provvedimenti dell'Antitrust, sarebbero costrette a «erogare il servizio sotto costo», con perdite delle società di vendita stimabili in «4-5 miliardi di euro». Le associazioni citano inoltre il regolamento Ue in tema di caro energia il quale prevede, nel caso uno Stato intervenga per regolare i prezzi, che sia poi «tenuto a risarcire le imprese».
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