Sarà Fincantieri, a braccetto con Arcelor Mittal e Paul Wurth (ex Italimpianti) a riconvertire in chiave verde l'Ilva di Taranto. L'accordo - sigillato ieri con un memorandum d'intesa - arriva a quindici giorni dalla «prima» del governo Draghi su dossier industriale più caldo degli ultimi anni e spiega il perché il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti avesse chiesto, come necessaria, una «revisione del piano industriale» del sito siderurgico. Qualcosa bolliva in pentola già due settimane fa quando il ministro ha incontrato i sindacati.
D'altra parte Fincantieri è in mano a Cdp per il 71,3% e l'Ilva è mezza pubblica da quando Arcelor e Invitalia sono diventati soci. Il memorandum non parla ancora di investimenti, di cifre, e di nuovo piano, ma l'indirizzo verde che caratterizza la mission dell'intesa svela con certezza che una parte dei fondi europei del Recovery Plan finirà a Taranto.
Il progetto finalizzato alla riconversione del ciclo integrale esistente dell'acciaieria di Taranto secondo tecnologie ecologicamente compatibili (idrogeno probabilmente) prevede che Paul W. faccia da fornitore tecnologico verificando la fattibilità tecnica dell'implementazione di nuove tecnologie nell'impianto esistente; Arcelor Mittal ltalia si occuperà, quale gestore del sito industriale, della verifica di fattibilità produttiva delle nuove soluzioni tecnologiche e dei relativi impatti economici/normativi/legali; e la Fincantieri di Giuseppe Bono sarà il general contractor nei settori civile, strutturale, ambientale, impiantistico, elettronico e manutentivo.
L'accordo comprende «l'individuazione di progetti innovativi per il contenimento delle emissioni, nonché attività per lo studio e lo sviluppo di nuovi modelli di business congiunti, come la realizzazione di acciai ad alta resistenza per la produzione di navi e grandi infrastrutture, oltre alla fornitura di acciaio», spiega una nota.
Un progetto ambizioso che non avrà tempi brevi. Secondo le prime stime effettuate in questi anni di dibattito, ci vogliono minimo 36 mesi per una prima riconversione e circa un miliardo di investimento (oltre ai costi di gestione e risanamento ambientale) . E in ballo c'è una nuova intesa da definire con i sindacati per i 10mila lavoratori Ilva e un nuovo piano industriale da riscrivere.
E se sul fronte politico, la svolta green potrebbe segnare una soluzione che mette d'accordo tutti, non mancano le criticità: questa mattina al Senato si discute la mozione presentata da Fratelli d'Italia che chiede la reintroduzione dello scudo penale a favore dei gestori
dell'impianto siderurgico. Ma M5S e Pd si oppongono al ritorno per via legislativa di uno strumento già abolito dal Parlamento nel 2019. Ma il tema, con le novità in vista e la riconversione da attuare, potrebbe tornare d'attualità.
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