Il gran giorno dell'Imu è praticamente arrivato: oggi, martedì 16 giugno, oltre 25 milioni di proprietari di immobili diversi dall'abitazione principale (il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati) verseranno 10,1 miliardi di euro per le cosiddette "seconde case", arrivando a 20,3 miliardi al saldo del prossimo dicembre.
Chi paga e chi no
Obbligati a versare l'Imu che, ricordiamo, si è fusa con la Tasi, saranno tutti i contribuenti titolari di fabbricati, aree edificabili e terreni agricoli. Sono, invece, esonerati dal pagamenti gli immobili usati come abitazioni principali ma non vale per quelli di lusso, ville e castelli. Hanno diritto ad uno sconto gli immobili inagibili, le unità immobiliari date in uso gratuito a parenti di primo grado, i fabbricati di interesse storico o artistico e quelli locati a canone concordato.
Nessuno sconto, come detto, per i possessori di immobili di lusso, ville e castelli (categorie catastali A1, A8 e A9): per queste unità immobiliari è prevista l'applicazione di un'aliquota del 5 per mille che i Comuni possono aumentare o diminuire di un punto percentuale, e una detrazione di 200 euro. L'aliquota di base per tutti gli altri immobili, a partire dalle seconde case, è fissata nella misura dell'8,6 per mille che gli enti locali possono aumentare fino al 10,6 per mille. La stessa aliquota può subire un ulteriore aumento (fino all'11,4 per mille) ma solo dagli enti locali che intendono confermare la ex maggiorazione.
Il Decreto Rilancio del governo Conte prevede che le strutture turistiche, i bed & breakfast, gli appartamenti destinati alle locazioni stagionali o agli affitti brevi come nel caso di chi possiede una casa vacanze, non dovranno versare la rata di acconto. L'unico vincolo è che dovrà essere il proprietario ad occuparsi direttamente dell'appartamento. Non è prevista alcuna rata anche per i gestori dei campeggi, per gli immobili adibiti a stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali, nonchè immobili degli stabilimenti termali, agriturismi, villaggi turistici, ostelli della gioventù, rifugi di montagna, colonie marine e montane. L’esenzione, però, viene applicata soltanto se il proprietario dell’immobile è anche il gestore dell’attività turistica. Se invece il proprietario dell’immobile non è anche il titolare dell’attività, dovrà regolarmente pagare l’imposta.
Come si calcola
Con l'eliminazione della Tasi attraverso la legge di Bilancio 2020, a partire dal primo gennaio di quest'anno è prevista un'unica forma di prelievo sul patrimonio immobiliare. La prima rata da versare sarà pari alla metà di quanto versato nel 2019 da Imu e Tasi e si dovrà calcolare la rendita catastale, rivalutarla del 5%, moltiplicare la rendita rivalutata per il coefficiente di ogni immobile per cui si effettuano i versamenti ed, infine, moltiplicare il risultato così ottenuto per le aliquote deliberate da ogni singolo Comune. La tassa potrà essere versata tramite modello F24 o bollettino precompilato,
Le cifre. Come già descritto sul pezzo di approfondimento pubblicato su Ilgiornale.it, il costo medio per una "seconda casa" in provincia sarà mediamente intorno a 1.070 euro (535 euro da versare con la prima rata di giugno) con punte di oltre due mila euro nelle grandi città. Chi possiede una seconda pertinenza dell'abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie) dovrà versare l'Imu con l'aliquota delle seconde case con un costo medio annuo di 56 euro (28 euro saldo), con punte di 110 euro annui. Prendendo in considerazione, invece, i costi Imu sulle prime case cosiddette di lusso (abitazioni signorili, ville e castelli) sempre ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio è di 2.610 euro (1.305 euro per l'acconto), con punte di oltre 6 mila euro nelle grandi città.
Ecco la stangata
Il Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ci ha rilasciato un'intervista in cui spiega che la nuova Imu non ha, praticamente, lati positivi mentre sono numerosi gli aumenti, soprattutto dell'aliquota base. "Di pro non ne vedo neppure uno.
I contro, invece, sono molti: è stata aumentata dal 4 al 5 per mille l’aliquota “di base” per l’abitazione principale e dal 7,6 all’8,6 per mille quella per gli altri immobili; viene consentito ad alcuni Comuni di raggiungere un’aliquota massima più alta rispetto a tutti gli altri: 11,4 per mille anziché 10,6; con l’eliminazione della Tasi è stato soppresso l’obbligo per i Comuni di individuare i 'servizi indivisibili' e di indicare analiticamente, per ciascuno di essi, 'i relativi costi alla cui copertura il tributo è diretto'; con la soppressione della Tasi viene scaricato sui proprietari l’intero importo del tributo, prima invece in parte a carico degli occupanti degli immobili, se non utilizzati come abitazione principale e sono state mantenute imposizioni vessatorie come quelle sugli immobili inagibili e su quelli non utilizzati e privi di mercato per assenza di inquilini o acquirenti", ci ha detto. Insomma, è in arrivo l'ennesima stangata per le tasche degli italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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