Un "significativo aumento" delle bollette di luce e gas nei primi quattro mesi del 2022: questa la previsione del presidente di Arera.
Impegnato in audizione in commissione Industria al Senato sul dl Bollette, Stefano Besseghini, come riportato da Public Policy, ha spiegato che "le attuali quotazioni del gas naturale per il primo trimestre 2022 sono circa doppie di quelle utilizzate per lo scorso aggiornamento". La prossima stangata sui conti delle famiglie italiane sarebbe da attribuire, stando almeno alla versione fornita in Senato, all'aumento dei costi delle materie prime: "I prezzi dell'energia elettrica in Europa, e in Italia in particolare, seguono i corsi del mercato del gas naturale e di quello dei permessi di emissione", aggiunge Besseghini.
Le quotazioni effettuate negli scorsi giorni riferiscono una previsione di prezzi medi superiori ai 200 euro/MWh per tutta la stagione invernale, compreso il primo trimestre del 2022. Si dovrebbe ottimisticamente ridiscendere al costo di 100 euro/MWh a partire dal mese di aprile. Tuttavia, nel caso in cui le stime venissero confermate, puntualizza il presidente di Arera,"si profilerebbe per il primo quadrimestre 2022 un ulteriore, significativo, aumento dei prezzi per i servizi di tutela. Le attuali quotazioni del gas naturale per il primo trimestre 2022 sono circa doppie di quelle utilizzate per lo scorso aggiornamento, cosa che determinerebbe una situazione analoga a quella dello scorso trimestre".
Tutto si gioca, quindi, sulle previsioni che si possono effettuare per quanto concerne il futuro prossimo. Besseghini, tuttavia, fa un passo addirittura più in là, azzardando ulteriori foschi presagi: "Le previsioni di medio periodo lasciano, ad oggi, intravedere un processo ancora lento di riallineamento verso prezzi più bassi", aggiunge infatti,"con costi del gas naturale superiori ai 40 euro/MWh per tutto il 2022, per poi scendere verso i 30 euro/MWh solo nel 2023".
In pratica bisogna prepararsi a subire l'onda d'urto di una crisi energetica di non ben chiara origine. Si sa solo che, come precisa il presidente di Arera, nessuno riesce a percepire nel breve periodo "segnali di inversione di tendenza rispetto ai massimi storici raggiunti negli hub europei".
E questo nonostante qualche correzione al ribasso fosse stata effettuata in seguito alla notizia di un potenziale aumento "dell’offerta con l'entrata in operatività del gasdotto Nord Stream 2 e il rischio di riduzione della domanda per la chiusura di importanti stabilimenti industriali". Qualcuno, in effetti, ha già dovuto interrompere la produzione, come lo stabilimento Yara di Ferrara. La speranza, purtroppo remota, è che si possa trattare di un caso isolato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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