Tra Atlantia e governo è guerra: congelati investimenti su autostrade

Il Cda della società del gruppo Benetton che controlla Autostrade per l’Italia sfida i giallorossi: "Gravi danni, i legali valuteranno eventuali iniziative"

Tra Atlantia e governo è guerra: congelati investimenti su autostrade

È un ultimatum. Il governo giallorosso nel mirino di Atlantia. La società dei Benetton decide di congelare il piano di investimenti straordinari sulle autostrade di circa 14 miliardi, limitandosi solo alla manutenzione ordinaria e alle opere per la messa in sicurezza della rete. Il Cda fa sapere di aver chiesto ai propri avvocati di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società. Il governo, in soldoni, potrebbe essere chiamato a rispondere in tribunale dei danni che il gruppo ritiene di aver subìto.

Tutto gira intorno alla questione del crollo del Ponte Morandi. Due anni fa l’inizio della storia. Una tragedia in cui persero la vita 43 persone. Da allora tra Atlantia e, in particolare, il Movimento 5 Stelle i rapporti non brillano. Fin dall’inizio i pentastellati si sono rivelati critici sulla gestione della rete. Oggi, l’ultimo capitolo della vicenda. Il consiglio di amministrazione del gruppo che controlla Autostrade per l’Italia, che si chiama Aspi, ha deciso di fermare il piano di investimento straordinari della rete.

Sulla testa della società pende la possibilità che le venga tolta dal governo la concessione per essere affidata ad Anas. Una questione complessa. Il 5 marzo 2020 Aspi compie un passo verso il disgelo. Invia una comunicazione. Una proposta formale al ministero delle Infrastrutture al fine di trovare una soluzione condivisa. Nessuna risposta. Due mesi fa i Benetton consegnano all’esecutivo una proposta per chiudere il contenzioso. Sono pronti ad aprire il capitale della compagnia ad altri soci (anche pubblici o partecipati dallo Stato). Ma, nonostante questo, la situazione di incertezza continua a protrarsi. E ora il gruppo, declassato dalle agenzie di rating, inizia a risentirne dal punto di vista finanziario. È in difficoltà e cerca una nuova strada.

Il Cda ha preso atto che, ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna risposta. Mentre Aspi sta sostenendo tutti gli oneri per la costruzione del nuovo ponte di Genova (ormai completato) e ha immediatamente attivato i risarcimenti a persone e imprese, esternalizzando inoltre il sistema di ispezione delle infrastrutture, la situazione di incertezza continua purtroppo a protrarsi. Pur avendo autorevoli esponenti dell’esecutivo manifestato pubblicamente, fin dallo scorso febbraio, la propria disponibilità a valutare le proposte della società, e dichiarato inoltre, a fine aprile, l’avvenuta conclusione dell’analisi del dossier. Nulla si è mosso.

Per far fronte alla situazione di grave tensione finanziaria determinatasi, aggravata anche dai pesanti effetti della pandemia, Atlantia ha messo a disposizione una linea di credito di 900 milioni di euro a favore della società (Aspi). Al tempo stesso, Cassa Depositi e Prestiti, con la quale nel 2017 era stata definita una linea di finanziamento di cui restano ad oggi inutilizzati 1,3 miliardi di euro, a fronte della richiesta di Aspi di inizio aprile per un importo di 200 milioni di euro, non ha ritenuto di dar corso finora ad alcuna erogazione.

La società ha inoltre avviato l’istruttoria con alcune banche per poter accedere a un prestito garantito da Sace, così come previsto dal Dl Liquidità. A questo si aggiunge un altro fatto che di certo non fa piacere ai Benetton. Durante il lockdown il traffico sulla rete ha subìto un tracollo con punte massime dell’80%, generando una perdita di ricavi stimata in oltre un miliardo di euro per il solo 2020.

Per cui, secondo la società, diventa impossibile rispondere ai propri creditori e alle proprie controparti commerciali, oltre che a più di 40mila azionisti nazionali e internazionali. Il ricorso alle vie legali è la via scelta per riaprire il capitolo dello scontro col governo.

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