«Accelerare i tempi allo scopo di rivedere il Regolamento sulle emissioni delle auto, trovando una sintesi ragionevole in termini di sostenibilità, ma anche di sopravvivenza delle industrie». A Bruxelles si scalda il dibattito sui crescenti problemi derivati dalla transizione «green» legata al settore automotive. Come è stata deliberata, infatti, rischia di far collassare l'industria europea. È Massimiliano Salini, vicepresidente del gruppo Ppe al Parlamento Ue, lo stesso della presidente Ursula von der Leyen, a ribadire la necessità di intervenire, anticipando prima di tutto a inizio 2025 la discussione sullo stato dell'arte prevista invece nel 2026. Per lo stesso motivo si era mosso nelle scorse settimane il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. «Siamo sulla strada giusta», il suo commento.
Una volta deciso di anticipare i tempi, si guarderà agli altri importanti nodi da sciogliere: la nuova drastica stretta sulle emissioni di CO2 dal 2025, i cui limiti (93,6 grammi/km rispetto a 116 grammi/km di quest'anno) se non raggiunti potrebbero costare al comparto sanzioni fino a 15 miliardi di euro; lo stop a produzione e vendita di veicoli endotermici per fare spazio al solo «tutto elettrico» dal 2035.
«Dobbiamo rivedere le regole e dobbiamo fare in fretta perché non sussiste solo la spada di Damocle del 2035 sull'immatricolazione dei veicoli elettrici, ma anche la tagliola delle penalties del 2025: tutto questo è inaccettabile, soprattutto alla luce dell'attuale andamento del mercato e della concorrenza sleale che proviene dalle produzioni cinesi. Occorre valutare l'impatto ecologico dell'auto non più e non solo sulle emissioni allo scarico, ma sull'intero ciclo di vita», avverte Salini. «Sosteniamo l'idea di anticipare i tempi: il 2025 è il momento giusto per farlo», concorda il presidente del gruppo Ppe, Manfred Weber.
«Non serviva la sfera di cristallo, si sapeva benissimo che si andava a sbattere», la puntualizzazione di Paolo Borchia (Commissione Itre).
Intanto, da Moody's arrivano stime preoccupanti sul futuro del settore dopo la revisione dei target di vari costruttori, tra cui Stellantis.
Uno scenario, secondo Moody's, che riflette «un ulteriore rapido deterioramento del mercato dell'auto europeo; la produzione globale è stata più debole del previsto e la scarsa fiducia dei consumatori ha indotto le società a ritardare lo sviluppo dei modelli chiave, soprattutto quelli elettrici». Con pesanti ricadute sui fornitori.
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