Autostrade, la Borsa vede l'accordo

Nuovo vertice con la Cdp, strappa Atlantia: +16%. Oggi occhi puntati sul cda

Autostrade, la Borsa vede l'accordo

Rally di Atlantia in Borsa. Il titolo della società che fa capo a Edizione, holding della famiglia Benetton, ieri ha messo a segno un rialzo record del 16,4% a 15,6 euro dopo una giornata segnata da numerose sospensioni degli scambi. A spingere gli acquisti in Piazza Affari le indiscrezioni circa una possibilità di intesa con Cassa depositi e prestiti (Cdp) sul controllo di Autostrade per l'Italia (Aspi). Ieri, infatti, si sono incontrati gli ad di Atlantia, Carlo Bertazzo, e di Cdp, Fabrizio Palermo, per discutere le nuove ipotesi di passaggio di controllo con il subentro del gruppo di Via Goito alla famiglia di Ponzano Veneto, come auspicato dal governo sin dal crollo del Ponte Morandi il 14 agosto 2018.

Secondo indiscrezioni, un accordo tra le parti potrebbe essere raggiunto attraverso una scissione parziale dell'88% detenuto da Atlantia in Aspi e il suo successivo conferimento a una newco da quotare in Borsa. L'entusiasmo degli investitori è stato determinato dal fatto che la valorizzazione dell'asset potrebbe non essere penalizzante per i soci Atlantia come, invece, ipotizzato dalle conclusioni del Consiglio dei ministri dello scorso 14 luglio. I rumor, infatti, indicano che Aspi sarebbe valutata almeno 11 miliardi di euro, non a caso il valore di carico di alcuni fondi soci della holding tra i quali Tci.

Ciò che resta da definire (e non è detto che il cda odierno di Atlantia sia risolutivo in tal senso) è la modalità dello scorporo. Una delle proposte vagliate dagli staff tecnico-legali di Bertazzo e Palermo si articola in tre fasi distinte: conferimento di un 70% di Aspi alla newco, aumento di capitale da 6 miliardi riservato a Cdp, che ne diverrebbe azionista di maggioranza, e da utilizzare per ripatrimonializzare Aspi e per il riacquisto del restante 18% in capo ad Atlantia. In questo modo si garantirebbero i diritti delle minoranze di Aspi: Allianz con il 7% e Silk Road Fund con il 5%. Non è escluso, tuttavia, che la holding proceda sulla base delle opzioni alternative manifestate al ministero dell'Economia e a Cdp a inizio agosto, ossia tramite la scissione integrale della quota o attraverso un'asta competitiva per la cessione del cespite. Restano, infatti, alcuni nodi da sciogliere e sui quali oggi potrebbe fare chiarezza lo stesso ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, nel corso dell'audizione in commissione di Vigilanza su Cdp. Il primo riguarda l'atto aggiuntivo della convenzione tra Aspi e ministero delle Infrastrutture per la gestione degli oltre 3mila chilometri di rete autostradale. Il Piano economico finanziario (Pef) di Aspi con 14 miliardi di investimenti programmati in manutenzione fino al 2038 e 3,4 miliardi di stanziamenti subito disponibili è stato già da tempo inviato al ministro De Micheli. Il nodo principale riguarda il cap tariffario all'1,75% visto che il tetto alla remunerazione degli investimenti è stato abbassato dall'11 al 7 per cento. Si tratta della soglia minima per garantire un Roe adeguato ai subentranti.

La seconda questione riguarda la tempistica.

Il Pef, una volta ottenuto l'ok delle infrastrutture, deve essere vagliato da Authority dei Trasporti e Corte dei Conti, inserito in un decreto Mef-Mit e poi riesaminato dai magistrati contabili con bollinatura finale della Ragioneria. Il procedimento dovrebbe concludersi per la fine del 2020. Ecco perché è presumibile che lo spin-off di Aspi possa essere avviato eventualmente in primavera.

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