Banco Bpm vola in Borsa (+9%) sull'ipotesi di un'Opa Unicredit

Piazza Gae Aulenti non smentisce le indiscrezioni: "Continuiamo a valutare tutte le opzioni strategiche"

Banco Bpm vola in Borsa (+9%) sull'ipotesi di un'Opa Unicredit

Il risiko bancario torna in primo piano alla vigilia dell'intervento all'Assiom Forex del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, tra i sostenitori del consolidamento del settore. L'ipotesi di un'Opa di San Valentino da parte di Unicredit su Banco Bpm, rilanciata ieri dal Messaggero, tiene banco in Piazza Affari e al congresso di Parma dove è prevista la presenza di quasi tutta prima linea manageriale dei due gruppi coinvolti: il presidente Pier Carlo Padoan per il gruppo di Piazza Gae Aulenti e per la banca di Piazza Meda il presidente Massimo Tononi e l'ad Giuseppe Castagna. L'annuncio, secondo indiscrezioni non confermate, potrebbe essere imminente. «C'è fermento», conferma una fonte bancaria che preferisce l'anonimato. A due anni esatti dall'Opa di Intesa Sanpaolo su Ubi, il mercato crede in questo nuovo giro di valzer che coinvolgerebbe il secondo e il terzo gruppo finanziario italiano per numero di sportelli dando vita a un polo con una quota complessiva di mercato intorno al 18% (20% a Nord): Banco Bpm, dopo una prolungata sospensione al rialzo, ha chiuso la seduta a 3,55 euro in rialzo del 9,8%, mentre Unicredit ha perso l'1% a 15,69 euro.

Unicredit non smentisce e, probabilmente su sollecitazione delle autorità del mercato, a metà mattinata chiarisce che «nell'ambito della propria attività ed in coerenza con il piano strategico 2022-2024, la banca continua a valutare tutte le opzioni strategiche disponibili» per poi precisare che «non è stata convocata alcuna riunione straordinaria del consiglio di amministrazione». Parole che tuttavia sembrano segnare un cambio di passo rispetto a quelle usate, qualche mese fa, dal management e che, anche dopo il tramonto dei negoziati con il Tesoro per l'acquisizione del 64% di Mps, davano Unicredit focalizzata prevalentemente sulla crescita organica. Banco Bpm, invece, fa sapere di non aver ricevuto alcuna comunicazione in merito.

Per gli analisti l'operazione ha senso strategico visto che in questo modo Unicredit ridurrebbe le distanze da Intesa Sanpaolo con sovrapposizioni circoscritte al Veneto e, per di più, avrebbe una tempistica quanto mai opportuna: in tempo per godere dei benefici fiscali previsti per le aggregazioni concluse entro giugno e prima che il rialzo dei tassi di interesse spinga ancora più alto le valutazioni dei gruppi finanziari. Intanto, da quando erano iniziate a circolare voci di un interesse del gruppo guidata da Andrea Orcel per Banco Bpm, Unicredit ha registrato una decisa rivalutazione in Borsa guadagnando in sei mesi il 50% circa rispetto al 27% del Banco, uno scenario che renderebbe oggi meno dispendiosa una eventuale offerta di acquisto per la banca guidata da Castagna. Ipotizzando un'offerta in titoli con un premio del 20%, per Berenberg le nozze porterebbero a una crescita dell'utile per azione di Unicredit del 10% circa con un impatto sul capitale contenuto a 50 punti base.

Le perplessità riguardano la generosa politica di restituzione del capitale agli azionisti (per complessivi 16 miliardi) annunciata come priorità da Orcel per il piano industriale 2022- 2024 e che, secondo taluni broker, potrebbe essere messa a rischio da una acquisizione così importante (6,4 miliardi considerando i prezzi del Banco dopo il rally). Ma c'è anche chi come Jp Morgan nota come Unicredit custodisca un capitale in eccesso compreso tra i 4 e i 6 miliardi e non abbia mai escluso di utilizzarlo per lo shopping.

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