La Borsa vede la rete unica, scatta Tim

L'effetto Meloni spinge l'idea di una infrastruttura pubblica sotto Cdp. Titolo +2,6%

La Borsa vede la rete unica, scatta Tim

Con la vittoria di Giorgia Meloni la rete unica si fa più vicina e Telecom brinda a Piazza Affari. Ieri, all'indomani del voto che ha proclamato Fratelli d'Italia primo partito di governo, il titolo di tlc italiano è quello che ha registrato una delle maggiori spinte a Piazza Affari. L'azione ha chiuso la seduta in rialzo del 2,61% a 0,18 euro dopo aver toccato in mattinata un rialzo di oltre 6 punti percentuali (0,198 euro).

A sostenere le quotazioni la posizione programmatica netta che, sul tema, ha sempre avuto Giorgia Meloni e che ora il mercato dà per vicina: l'ipotesi è quella di creare una rete unica, sotto il cappello di Cassa Depositi e Prestiti, che riunisca la rete Tim e quella di Open Fiber, di cui la stessa Cdp è azionista di maggioranza con il 60% al fianco del fondo Macquarie (40%).

Un progetto caldeggiato da Meloni fin dalle prime battute della campagna elettorale: ad agosto erano circolate alcune indiscrezioni su un piano di Fratelli d'Italia per delistare il gruppo guidato da Pietro Labriola e venderne vari asset per ridurre di oltre la metà il pesante debito. Per l'offerta pubblica di acquisto sarebbe centrale il ruolo di Cdp.

«La posizione di FdI è di una rete unica, come accade in tutte le grandi democrazie occidentali, che sia di proprietà pubblica non verticalmente integrata, quindi il punto è scorporare la proprietà della rete, che secondo me non può essere privata come non lo è da nessuna parte per un fatto di sicurezza nazionale e tutela dell'interesse nazionale, dalla vendita del servizio che si deve fare in regime libera concorrenza tra tutti gli operatori», aveva detto Meloni

La discussione è aperta e i confini di massima sono tracciati. Ma il tempo stringe, l'accordo deve arrivare entro il 31 ottobre o per Telecom scatterà il piano b ipotizzato da Labriola e sicuramente non gradito al nuovo governo: la vendita della rete a un fondo.

Il dossier, che era finito in standby, è dunque pronto a ripartire anche se non si esclude che la scadenza del 31 ottobre possa essere leggermente allungata per permettere al nuovo governo di prendere in mano il dossier.

Tra i nodi ancora da definire e su cui sono al lavoro le parti c'è sicuramente quello della valorizzazione della rete. La francese Vivendi (azionista di Telecom con il 23,7%) punta a un pezzo intorno ai 30 miliardi, ma gli analisti e la stessa Cassa Depositi sono molto più prudenti nella valutazione (fra i 15 e i 18 miliardi).

Per Telecom si parla con

insistenza anche della cessione della costola sudamericana Tim Brasil che porterebbe in cassa un tesoretto stimato sui 5 miliardi. Operazione che avrebbe già incassato l'ok dell'azionista numero uno della telco, Vivendi.

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