I mercati si sono lasciati alle spalle un agosto per cuori forti. A impressionare non è tanto l'entità dei rialzi - più 2% circa per l'S&P 500 e +1,4% per Piazza Affari - ma la prova di forza delle Borse dopo lo shock del 5 agosto. Il «lunedì nero» dei listini mondiali - con Tokyo affondata del 12% e l'indice Vix che misura la volatilità schizzato ai massimi dal 2020 - ha fatto temere il peggio e gli investitori già si preparavano a una imminente recessione. Addirittura, già si scommetteva su una riunione straordinaria in piena estate della Federal Reserve per tagliare i tassi d'urgenza. Niente di tutto ciò. Il sereno è tornato sui mercati in virtù di una serie di dati economici che hanno scacciato lo spauracchio recessivo. A contribuire a rasserenare gli animi degli investitori sono arrivate anche le parole del presidente della Fed, Jerome Powell, che a Jackson Hole ha spalancato le porte al primo taglio dei tassi, affermando che «è giunto il momento».
Il mese di agosto si è così chiuso con un'impronta rialzista, l'S&P 500 è solo mezzo punto percentuale sotto i massimi storici e l'indice sull'azionario globale (Msci World) ai nuovi livelli record. Anche il Dax è fresco di nuovi massimi nonostante l'economia tedesca arranchi. Agosto ha visto anche un riposizionamento a livello settoriale dettato dall'attesa di tassi in discesa a ritmo più veloce. Oltreoceano a primeggiare questa volta non sono state le big tech, ma le utility, tradizionalmente difensive, che hanno registrato un rendimento di oltre +5%, seguite dall'immobiliare (+4,5%). Anche a livello globale si sono distinti settori che hanno la doppia anima di difensivi e sensibili ai tagli dei tassi (in virtù di alti livelli di indebitamento) quali telecomunicazioni e pharma. Spicca anche il rally del comparto delle società aurifere che si sono giovate dei continui record toccati dalle quotazioni dell'oro.
Piazza Affari non è stata da meno con un ritorno di fiamma verso le utility con oltre +5% di A2a nell'ultimo mese e +4% per Enel che ha visto tornare in positivo il saldo da inizio anno. In evidenza anche altri titoli difensivi quali Recordati e InWit, entrambe in progresso di oltre il 5 per cento. Lo sprint più convinto è stato però quello di Ferrari con un roboante +18% accompagnato da nuovi massimi storici. Andamento sottotono invece per le banche (-6,7% Bper, -4,2% Banco Bpm , -2% Unicredit) nonostante i risultati trimestrali convincenti. La prospettiva di tassi in discesa rema indubbiamente contro le banche che negli ultimi due anni sono state le principali beneficiarie dell'elevato costo del denaro.
Sempre il nodo tassi, e quanto velocemente scenderanno, sarà il leit motiv di settembre. L'evento clou è senza dubbio la riunione della Fed (18 settembre) con l'entità del taglio che dipenderà molto dalla nuova tornata di dati sul mercato del lavoro statunitense in arrivo venerdì 6. «Se il ritmo dei nuovi occupati sarà fiacco (sotto quota 100 mila) e il tasso di disoccupazione salirà in area 4,4%/4,5%, il taglio sarà dello 0,5%», è la previsione di James Knightley di Ing.
Mentre in dato più forte sugli occupati e disoccupazione stabile al 4,3% o in discesa dovrebbe indurre la Fed a limitarsi a un -0,25%. La Bce si riunirà invece il 12 settembre e gli ultimi riscontri sull'inflazione dovrebbero aver dissolto gli ultimi dubbi per un semaforo verde dell'Eurotower al secondo taglio dopo quello di giugno.
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