Btp legati all’inflazione collocati fino al 23 giugno

I Btp, la cui durata è di 8 anni, hanno un tasso garantito dell’1,6% e sono indicizzati all’inflazione. Le cedole sono semestrali e alla scadenza c’è il doppio premio fedeltà dell’1%. Ecco come funzionano

Btp legati all’inflazione collocati fino al 23 giugno

I Btp hanno un tasso cedolare garantito dell’1,6% e si tratta di un tasso reale. Al contrario dei normali bond a tasso fisso che rimane costante, prevedono un rendimento allineato all’inflazione.

Il lotto minimo è di 1.000 euro, la durata di 8 anni e, alla scadenza delle cedole, è previsto un premio fedeltà dell’1%. Il collocamento inizia il 20 giugno per chiudersi il 23 giugno e avviene sul Mot, il Mercato obbligazionario telematico di Borsa italiana. Un bond inaugurato nel 2012 e già giunto alla sua diciassettesima emissione.

La cedola è semestrale e corrisponderà allo 0,8% (la metà dell’1,6% annuale) indicizzato al tasso inflativo.

Indicizzazione e doppio premio fedeltà

Investendo 1000 euro e presupponendo un’inflazione durante il semestre del 5%, oltre alla cedola, chi possiede questi bond, incasserà anche i 25 euro dell’adeguamento inflazionistico (la metà del 5% annuo). La componente inflativa verrà calcolata quindi ogni sei mesi.

Il capitale investito aumenta in armonia con l’inflazione, garantendone la capacità di acquisto. Inoltre, a differenza delle precedenti emissioni di Btp Italia, è previsto un “doppio premio” pari allo 0,4% del capitale dopo 4 anni di investimento e dello 0,6% alla fine degli otto anni. Premio che non tiene conto dell’indicizzazione ed è soltanto appannaggio di chi acquisterà i bond alla collocazione (da lunedì 20 giugno a mercoledì 23 giugno 2022) e quindi non di chi li metterà in portafoglio attingendo al mercato secondario a collocamento concluso.

Convengono?

La risposta più seria è legata all’evoluzione del tasso inflattivo che, a maggio in Italia è arrivato al 6,8%. Le previsioni del 2023 parlano di un’inflazione media del 2,3 % ma, essendo visioni future, c’è sempre la possibilità che il tempo le smentisca.

Ciò di cui occorrerebbe tenere maggiormente conto, oltre alla sicurezza obbligazionaria di potere staccare le cedole ogni semestre, è la politica della Banca centrale europea (Ue) la quale, dopo dieci anni, ha alzato i tassi d’interesse, segnando un’inversione nella politica della presidente della Bce Christine Lagarde, fautrice della volontà di proteggere i consumatori dall’inflazione. Mettere i Btp indicizzati in portafoglio, è facile sostenerlo, è meglio che lasciare liquidità su conti correnti nella migliore delle ipotesi poco remunerativi ma, nell’ambito dei bond indicizzati occorre chiedersi chi rischia di più il peso dell’inflazione alla luce del conflitto ucraino che può innestare un circolo di carovita soprattutto in Europa e non soltanto per le materie prime ma a livello generale.

In termini di Btp indicizzati all'inflazione italiani e quelli europei ci sono differenze, la più importante vuole che l'Europa sia più generosa nell'indicizzare le obbligazioni all'inflazione, cosa da non sottovalutare in questo periodo di alta carica inflazionistica.

Se, in questa fase, si considera poco saggia la politica degli investimenti “all-in”, se ne deduce in termini prospettici che una diversificazione del portafoglio, aprendo alle obbligazioni, sembra assumere un senso

perlomeno dal punto di vista logico. Entro certi parametri vale ancora la pena avere bond ma una ricetta univoca non può esistere perché a fare stato è la capacità del portafoglio e la propensione al rischio di ogni singolo.

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