Come cambia il Fisco: ecco il piano del governo

Con la legge delega, tagli ad Irpef ed Irap dal 2022. Resta in bilico, invece, la riforma del catasto: ecco chi è contrario e cosa ha detto il presidente di Confedilizia

Come cambia il Fisco: ecco il piano del governo

La riforma del Fisco che ha in mente il governo è tesa a rafforzare la crescita già messa in moto dal Recovery Plan: se per il catasto, ancora, le forze di maggioranza non hanno trovato un accordo, si va verso un "pacchetto" che vuole ridurre alcune tasse in particolare.

Cosa succede a Irpef e Irap

"Meno" Irpef e un anticipo di tagli all’Irap fin dal 1° gennaio del prossimo anno: il pacchetto a cui si sta lavorando prevede una prima tranche di riduzione delle tasse con una riduzione (o l’accorpamento) della terza aliquota Irpef del 38% (tra i 28 e i 55 mila euro) che presenta un salto di oltre 10 punti rispetto alla seconda, penalizzando contribuenti e lavoratori dipendenti a causa dell'ormai famoso “salto di aliquota”. L’intervento potrebbe essere accompagnato da una limatura dell’Irap, tassa sulle attività produttive pagata dalle imprese, di cui da tempo e da più parti si chiede la riduzione o l’abolizione. In quest'ultimo caso, però, i sindacati non sono d'accordo: o tutto o niente affermando la loro "massima contrarietà all’abolizione dell’Irap e a ogni altra riduzione non selettiva di imposte e oneri delle imprese". Per le sigle, infatti, "non servono piccoli aggiustamenti ma una riforma complessiva che sostenga lo sviluppo e gli investimenti a partire da Pnrr, e che abbia come fine progressività, semplificazione, riduzione della pressione fiscale e redistribuzione più equa delle risorse".

Il lungo percorso del Fisco

La legge delega di riforma del Fisco, comunque, avrà un percorso molto lungo: per evitare un confronto su un tema caldo come le tasse si potrebbe slittare a dopo le elezioni amministrative. E poi, come riporta Repubblica, l’approvazione delle legge delega cadrebbe in concomitanza con la sessione di Bilancio e avrebbe un cammino complesso, senza contare che poi il governo dovrebbe varare i decreti delegati che comporranno la riforma fiscale. Il problema riguarda anche le risorse: la legge delega non le contiene mentre la legge di Bilancio avrebbe la possibilità di stabilire adeguate coperture già per il 2022.

Cos'è la "regola del pollice"

La Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) viene presentata alle Camere entro il 27 settembre di ogni anno per aggiornare le previsioni economiche e di finanza pubblica del DEF in relazione alla maggiore disponibilità di dati ed informazioni sull’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica. Da quel che si sa, sono disponibili soltanto 2,5 miliardi, troppo poco. Il Pil di quest'anno, però, cresce al ritmo del 6% e secondo “regola del pollice” (che indica una linea guida o un principio) ci sarebbero 10-12 miliardi di maggior gettito da utilizzare per finanziare il primo intervento fiscale di Mario Draghi. Il punto centrale sarà legato all’intervento pluriennale di riduzione delle tasse per i ceti medi e le imprese oltre alle indicazioni per tracciare un sistema che renda omogenea la tassazione di imprese, rendite e capitali e quelle di lavoro dipendente e pensioni. Confermato l’ingresso di un nuovo sistema di tassazione, la cosiddetta Tasp (tassazione agevolata del secondo percettore) che attraverso un credito d’imposta favorirà l’occupazione prevalentemente femminile.

Il catasto "in bilico"

Distanti, invece, le posizioni politiche sulla revisione del catasto: la Lega e il centrodestra, che hanno già dovuto accettare l’accantonamento di ogni forma di flat tax, si oppongono fino al punto di spingere per un rinvio del varo della delega: contrario anche il M5S mentre il Pd vorrebbe far scattare la riforma al più presto. "Puntiamo a fare in fretta", osserva il deputato Gian Mario Fragomeli, esperto fiscale del Pd. Come ci siamo occupati al Giornale.it, contrario anche il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, il quale non si dichiara contrario alla riforma del catasto "ma non ci fidiamo di interventi così strettamente legati ai moniti che arrivano dalla Commissione Ue e dall'Ocse e che sono esplicitamente finalizzati all'aumento della tassazione sugli immobili.

In quei documenti si suggerisce di riformare gli estimi per recuperare risorse per la riduzione della tassazione sul lavoro. Se questo è l'approccio, non si apre neanche la discussione. La tassazione sugli immobili va ridotta e non aumentata".

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