Cdp: "Atlantia ha tradito, ci ritiriamo"

La Cassa: "Senza manleva non possiamo procedere". Contro-lettera dei Benetton

Cdp: "Atlantia ha tradito, ci ritiriamo"

Atlantia tira dritto sullo spin-off di Aspi, con contestuale vendita a prezzi di mercato, e invia una contro lettera sulla vicenda. Destinatario: Cdp, via Goito, Roma. Ma la Cassa guidata dall'ad Fabrizio Palermo non ci sta e, in serata, fa sapere che «senza manleva sui rischi che deriveranno dalle cause del Ponte Morandi non si può andare avanti».

Andando con ordine, ieri gli avvocati del gruppo guidato da Carlo Bertazzo hanno messo a punto una sorta di contro replica alla Cdp. In particolare, dopo l'aut aut di sette giorni per chiudere la partita, pena la revoca della concessione da parte del governo.

La contro-lettera della società autostradale ha riaperto formalmente le porte al Cdp, ma ribadendo che Atlantia procederà con il percorso «dual track», il doppio binario scissione-quotazione oppure con la vendita dell'88% con procedura competitiva sul mercato. Un percorso che, quindi, non esclude la Cdp che, anzi, nella lettera è invitata «a un nuovo incontro», ma la obbliga a rientrare nell'ambito della nuova procedura che prevede che, a fare il prezzo di Aspi, sia il mercato. Concetto questo che, secondo Atlantia, era già stato esplicitato il 14 luglio quando la società sottolineava la necessità di «assicurare trasparenza, attraverso un'operazione di mercato, a garanzia di tutti gli stakeholder di Atlantia e di Aspi, inclusi gli investitori retail e istituzionali, nazionali e internazionali». Quanto al tema della manleva, il mancato riferimento all'interno della missiva ha suscitato la immediata reazione di Cdp secondo cui «non solo Atlantia ha disatteso a tutti gli accordi di luglio ma il venir meno di una fondamentale condizione di mercato come la manleva, inderogabile per qualunque investitore di mercato, rende impossibile deliberare l'operazione. Atlantia, si fa notare, chiude così di fatto a ogni possibilità di proseguire nella trattativa su Aspi.

Una situazione complessa che imbarazza il governo, indeciso se riesumare lo spauracchio della revoca. Intanto ieri l'opposizione è insorta per modalità e tempi dell'operazione. «A due mesi dal giorno in cui il governo annunciò che tutto era stato risolto, vantando il solito successo senza precedenti, l'accordo con Autostrade è ancora in alto mare», ha detto ieri la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini sottolineando che si tratta di «un altro fallimento che si aggiunge alle vicende ex Ilva e Alitalia, e alle centinaia di crisi industriali irrisolte». E se il deputato forzista Giorgio Mulè parla dell'ennesimo «papocchio», Sestino Giacomoni (Fi), presidente della Commissione di vigilanza su Cdp sottolinea «l'errore del governo che ha condizionato l'accordo alla vendita della stessa Aspi a Cdp».

Intanto, sullo sfondo, il piano «dual track» di Atlantia prosegue e si profila anche il possibile coinvolgimento di fondi italiani e internazionali nella partita. Nel quartier generale di Atlantia si rafforza il ragionamento per cui la Cassa non è esclusa dal dossier della società post Benetton, ma non è l'unico player in campo a essere legittimato. Gli advisor Mediobanca, Morgan Stanley e Jp Morgan starebbero sondando l'interesse a entrare nel capitale di Aspi di vari big quali Blackstone, Kkr, Ifm, Macquaire.

In cordata, con o senza Cdp, questa storia è ancora tutta da scrivere anche se Atlantia ha indicato il 16 dicembre come deadline per l'invio di offerte. Una serie di incertezze che ieri hanno pesato sul titolo: -2,42% a 13,52 euro.

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