ChatGpt bussa al mercato per 6,5 miliardi ma deve rinunciare al paradigma no-profit

Finanziamento con bond convertibili. Apple e Nvidia alla finestra

Sam Altman
Sam Altman
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Il sogno di un'intelligenza artificiale no-profit fa i conti con la realtà e con la prospettiva di quotazioni da capogiro. OpenAI, il gruppo fondato da Sam Altman (in foto) ed Elon Musk, si appresta a cambiare pelle e scopo sociale. Secondo fonti riportate dalle principali testate economiche internazionali, la startup di San Francisco sta valutando di raccogliere nuovi fondi dagli investitori a una valutazione record di 150 miliardi di dollari. A quanto si apprende, il nuovo round di finanziamento dovrebbe avvenire sotto forma di obbligazioni convertibili e la valutazione senza precedenti dipenderà dalla capacità di OpenAI di sovvertire la propria struttura aziendale e di trasformarsi da no-profit a compagnia a scopo di lucro. Lo sviluppatore di ChatGpt punterebbe nello specifico a raccogliere 6,5 miliardi di dollari dagli investitori e altri 5 miliardi in debito dalle banche, sotto forma di linea di credito.

Qualora l'operazione andasse a buon fine, la nuova valutazione del colosso californiano sarebbe superiore del 74% rispetto agli 86 miliardi di dollari ottenuti nell'offerta pubblica di acquisto a inizio anno. La possibile rivoluzione di OpenAI sta avvenendo con l'evidente placet dell'amministratore delegato di, Sam Altman, disarcionato alla fine del 2023 e poi tornato in sella subito dopo. Già a inizio estate pare che l'imprenditore statunitense avesse riferito ad alcuni azionisti l'intenzione di trasformare la startup senza scopo di lucro in un'organizzazione societaria aperta a varie opportunità di investimento. E ora le prospettate mosse della società avrebbero attirato l'interesse di nuovi grandi investitori quali Nvidia e Apple, che già in passato avevano creduto in OpenAI. È inoltre presumibile che anche Microsoft, partner strategico di vecchia data, aderirà al nuovo round di finanziamenti, che sarà guidato dal fondo americano Thrive Capital.

Interpellata sui possibili cambiamenti d'assetto, l'azienda tramite un portavoce ha assicurato che «l'organizzazione non-profit è fondamentale per la nostra missione e continuerà a esistere». Ma l'aria di cambiamento soffia sempre più.

La rimozione del limite di profitto richiederebbe l'approvazione del cda, passaggio che rappresenterebbe una prova di forza per Altman. Il cambiamento strutturale, certo, fa gola agli investitori e al contempo apre anche nuovi scenari economici ed etici sul futuro di una tecnologia tutta in divenire.

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